Se dovessi descrivere la mia impressione sul Vinitaly appena concluso, direi di averla percepita, in generale, come una manifestazione faticosamente in ripresa. Per l’Irpinia, pur essendo stato il bilancio, a detta dei produttori, significativamente positivo ormai nella seconda annata di caratterizzazione identitaria di “regione vitivinicola”, ha fatto velo la mancanza di Antoine Gaita, il vigneron di Montefredane recentemente scomparso, che con la sua spiccata personalità ha costruito uno stile di vinificazione destinato a fare scuola in Irpinia, segnatamente sul Fiano.
Il ricordo del personaggio attraverso una mini-verticale tenutasi nell’ambito di questo Vinitaly, fortemente voluto da Maura Sarno, presidente del consorzio “ I Diversi Vignaioli”, di cui Antoine ne era il vice-presidente, ha rappresentato un momento di grande commozione per tutti.
In degustazione c’erano la 2011, la 2010 e la 2009 che in buona sostanza rappresentano le ultime annate più identitarie dello stile di Villa Diamante.
Al di là della degustazione tecnica, che in un momento del genere assume un ruolo di secondo piano, l’aspetto più pregnante dell’evento è stato il riconoscimento, da parte di tutti gli intervenuti, delle grandi qualità dell’uomo, soprattutto.
Per il prof. Moio, che l’ha avuto come “studente-senior” di enologia, la signorilità che lo contraddistingueva, “ pur essendo comunque un produttore di successo, ma soprattutto un amico, mi dava sempre del lei”, ha detto lo stimato professore.
Per Umberto Gambino, giornalista Rai e titolare della testata 2.0 “Wining”, la forte volontà di far affermare il vino della della propria terra attraverso uno stile personale.
Per Raffaele Troisi, amico di sempre e produttore dirimpettaio, il continuo confronto leale sulle rispettive idee di coltivazione e di vinificazione. Per Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine, infine, il forte legame alla propria terra che ha portato Antoine, ma anche la moglie Diamante (ambedue emigranti di ritorno, lui dal Belgio, lei dagli USA) a scommettere sul proprio territorio accettando la durissima sfida del cuore.
“Abbiamo il dovere di stare vicini a queste bellissime persone”, ha continuato il giornalista, “ ed il modo più concreto è quello di acquistare questi splendidi vini”. E gli occhi lucidi ce li avevamo tutti, quando Diamante e la figlia Serena ci hanno commosso affermando, con grandissimo coraggio, “continueremo” !!! Forza ragazze…
P.s. Godetevi questa mia intervista ad Antoine di qualche anno fa…”
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