di Angelo Di Costanzo
Il successo di una iniziativa può essere valutato seguendo diversi fattori di calcolo, nel numero dei partecipanti, nella qualità di questi o se vogliamo nell’entusiamo che profondono nell’iniziativa loro proposta. Quando però tutti questi fattori si fondono in una manifestazione così tangibile ed espressiva allora si può parlare di grande successo e di enorme soddisfazione. La giornata di Amici di Bevute a Sant’Agata de’Goti in visita alle storiche cantine Mustilli rimarrà negli annali come una delle più belle esperienze fuoriporta nelle campagne dell’amata Campania Felix. Ci hanno raggiunto a Sant’Agata de’Goti amici ed avventori da tutte le province, da Salerno, da Caserta e persino dalla lontana Provenza per vivere assieme questa giornata intensa di emozioni e ricca di scarpinate su e giù per le valli caudine.
Ore 10.30, arriviamo in cantina puntualissimi, sfatando i pregiudizi di Paola ed Annachiara Mustilli che vedono nei napoletani gli eterni ritardari di turno, ma noi oggi siamo una “Internazionale” molto decisa ed il tempo, anche quello meteorologico, che sembra fare le bizze non ci condizionano per niente. Ci accoglie Fortunato Sebastiano, giovane enologo consulente da qualche tempo dell’azienda che dopo i convenevoli saluti di rito con una santa pazienza ci guida nelle prime fasi della lavorazione delle uve dall’arrivo in cantina sino al processo di imbottigliamento: sarà pur noioso sentir parlare ogni volta di cernita dei grappoli, selezione sui nastri, macerazioni controllate, delestage, rimontaggi e filtrazioni lievi ma se non impariamo a non nascondere niente agli appassionati di turno e a fargli toccare con mano quello che leggono o sentono sempre con maggiore frequenza non potremo mai renderci conto di quanto possa essere importante un loro complimento o una loro osservazione negativa dei vini che bevono.
La visita continua in vigna, raggiungiamo l’unico vigneto che ci possa consentire una breve passeggiata tra i filari, quello di Greco e Falanghina appena fuori Sant’Agata de’Goti, “visitare Cesco di Nece sarebbe stato più emozionante” ci dice Paola “ma oggi dopo le ultime piogge nemmeno con i trattori se ne parla”; Qui Fortunato, coadiuvato anche da Annachiara Mustilli che ci ha nel frattempo raggiunto impartiscono lezione di modernariato enologico dell’ultima generazione, parlandoci dei mille progetti da attuare per avvicinare sempre di più il vino alla sua terra di origine e dei pochi propositi necessari per avviare una seria zonazione territoriale che in Campania e nel Sannio-Beneventano in particolare potrebbe avere un valore importantissimo per comprendere il reale potenziale dei vitigni autoctoni locali, la Falanghina e l’Aglianico in primis.
Da qui decidiamo di raggiungere la cantina storica dell’azienda situata nel pieno centro di Sant’Agata de’Goti, il tempo frattanto inizia a borbottare e dal sole tiepido ma cangiante passiamo alle prime gocce di tenera pioggerellina che fortunatamente ci lasciano arrivare a Palazzo Mustilli senza inzupparci. Qui prende la parola Paola che con il suo charme e savoir faire ci accompagna attraverso i cunicoli e gli anfratti umidi e freschi della cantina, dapprima soffermandosi sul valore che va riconosciuto all’Ing. Leonardo Mustilli per aver dato lustro alla Falanghina commercializzandola per primo nel lontano 1980 poi illustrandoci la storia ancora viva negli annali di questi luoghi e delle persone che li hanno vissuti. E’ sempre bello ascoltare la storia della Falanghina, di quando i Mustilli decisero di puntare su questo vino e non sugli altri più blasonati dell’epoca come il Fiano di Avellino o Biancolella d’Ischia; Con una decisa opera di persuasione presso i suoi clienti più affezionati di Napoli e provincia l’Ing. Leonardo non mancava di proporre oltre al suo Greco l’originalità della Falanghina Santacroce, la prima “imbottigliata”; Ed i risultati non si fecero attendere. All’ingresso della cantina scavata nel tufo vivo sotto Palazzo Mustilli è in bella mostra la prima fattura commerciale che reca in calce la vendita delle prime 12 bottiglie di Falanghina all’allora rinomatissimo Ristorante “Arturo al Fusaro” del litorale flegreo a fronte delle 120 bottiglie di Greco del Sannio. Con il tempo il successo di questo fresco vino non avrà termini di paragone con gli altri bianchi campani per moltissimi anni avanti.
Il percorso si conclude nella sala soprastante la cantina dove si è allestita la sala degustazione, qui vengono serviti a rappresentare la produzione di casa la Falanghina di Sant’Agata de’Goti doc ed il Piedirosso del Sannio doc, esempi di espressione di frutto e serbevolezza che se vogliamo dovrebbero rimanere due caratteri identificativi di questi vitigni, al di la’ delle interpetazioni e delle mode del momento. In questa fase ritorna utile un nuovo intervento di Fortunato Sebastiano che ci illustra anche le sue personali esperienze su questi due vitigni, dal Sannio all’Irpinia alla Costiera Amalfitana dove soprattutto con l’azienda Reale a Tramonti si trova a destreggiarsi su alcuni tratti caratteriali di questi vitigni, il piedirosso innanzitutto che secondo lui non mancano di sorprendere se lavorati alla giusta maniera ed interpretazione.
Ci aspetta la sala da pranzo, ci spostiamo adesso all’agriturimo a Palazzo Rainone, poco distante dalle cantine; Adesso la pioggia è più tangibile, l’aria sembra essersi rinfrescata ma l’atmosfera è certamente unica, questa giornata verte nel migliore dei modi. Il pranzo fila via liscio come l’olio (o forse meglio dire, come il vino, nda): stuzzichini rustici, sottoli fatti in casa, caciotta di pecora e tanti altri piccoli assaggi tra i quali non si può non citare l’arancino al profumo di limone, davvero gradevole. Seguono due primi ai funghi ed al ragù ed un succulento secondo di maiale e patae al forno. Eccezionali le crostate alla mela annurca ed all’aglianico, delle quali non ci facciamo mancare il bis ed il riassaggio ancora. In questa fase siamo rimasti davvero impressionati dalla qualità del lavoro dell’azienda sull’Aglianico Grifo di Rocca ’07 e Cesco di Nece ’05; Il primo molto gradevole, immediato e senza sbavatura alcuna da accostare a qualsiasi intenzione di bere per puro piacere, il secondo seppur non baciato da un’annata eccezionale di buon equilibrio e profondità gustativa.
Ci lasciamo e ci congediamo a due passi da Palazzo Mustilli, non prima di aver sbirciato nella dispensa dell’antistante bottega di Antonio Della Ratta, casaro con produzione propria le quali formagelle di pecora sembrano dissolversi nelle borse di ognuno di noi.
Anche oggi abbiamo dato, alla Campania che va!
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