Per fortuna il Tar del Lazio non può prendersela con Mauro Felicori, il dinamico direttore della Reggia di Caserta e possiamo festeggiare questa circostanza bevendo l’AmaRe che ha deciso di produrre. Piano piano il gigante Campania si sta risvegliando dal sonno e sfrutta le due grandi risorse che ha a disposizione come pochi: le bellezze architettoniche e paesaggistiche e l’agroalimentare.
Un museo o un monumento storico come la Reggia può essere una miniera d’oro per lo Stato, a punto che si abbandoni la visione, appunto museale e lo si utilizzi come risorsa. Un primo esempio ante litteram è stata il Vigna dei Misteri di Mastroberardino prodotto dentro gli Scavi di Pompei. Mai si sono visti tanti giornalisti per un evento in Campania dopo il G7 del 1994.
Su questo schema è stata giocata la carta dei giardini della Reggia, ricchi di erbe e di piante che possono essere spunto per tante iniziative. Felicori con la concessione degli spazi al Consorzio della Mozzarella ha già fatto un’operazione che in altri paesi sarebbe normale ma che qui è epoca, dando dignità al prodotto simbolo della provincia di Caserta. Adesso, con la canfora, il finocchietto, la cicoria, l’arancia, il limone, il mirto, il bergamotto coltivati nella Reggia si fa un amaro, AmaRe, appunto, che gioca sul verbo e sul riferimento borbonico.
La gara è andata ad un altro pezzo importante di storia, l’Antica Distilleria Petrone di Mondragone, fondata nella seconda metà dell’800 da Domenico e adesso gestita da Andrea e dalla moglie Alessandra, quinta generazione. Una storia bella, questa della distilleria, nata, come spesso succede, in un territorio ricco di vinacce e da tempo impegnata nella riqualificazione dell’immagine e della proposta giocando sul territorio. Non a caso è l’unica a produrre un liquore utilizzando il latte di bufala.
La distilleria fu anche distrutta durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruita. Così davanti alla Casa del Giardiniere, dentro tre chilometri di Parco, si è celebrata questa iniziativa assolutamente moderna e innovativa a cui ne dovrebbero seguire altre. Si produrranno circa 50mila bottiglie di questo AmaRe a un prezzo al pubblico di 12-13 euro di cui il 5 per cento più un fisso annuale va come royalty alla Reggia.
La Campania è una regione che non ha un amaro riconosciuto e sentito da tutti anche se non mancano episodi di eccellenza. Un prodotto come questo, fresco, mediterraneo, adatto ai cocktail che stanno tornando di moda, potrebbe diventare davvero rappresentativo. Tutti i bar di Caserta dovrebbero esibirlo come una cosa propria. Quando da noi si riuscirà ad avere questa maturità commerciale, cioè si capirà che anche quello che non è nostro ma che si produce qui ci appartiene, allora davvero il gioco sarà fatto.
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