di Phyllis De Stavola
Esplorazione del rapporto cibo-colori attraverso le pietanze preparate dalla chef Maria Mone
Con l’arrivo della primavera il sole torna ad illuminare di più il mondo e a dare maggiore intensità ai colori e forza ai sapori dei prodotti della terra con un’influenza sulla psiche, sull’umore e sul gusto. Ma ci si nutre anche dei colori di un piatto? Quali effetti possono avere i colori del cibo sul nostro benessere psico-fisico oltre che sul gusto?
La curiosità che suscita sapere quali sensazioni concorrono a creare i colori del cibo ci conduce a Il Casolare Divino, Country House e Centro Benessere nel verde comune di Alvignano, in provincia di Caserta, una piccola Svizzera del Sud in cui la cultura dell’accoglienza dei contitolari Fratelli Tralice e la loro attenzione al benessere con i trattamenti di vinoterapia che sfruttano le innumerevoli proprietà dei vinaccioli si coniuga con il cibo di qualità ben preparato e presentato dalla chef Maria Mone.
L’architettura dei piatti, la presenza di colori dominanti, la complementarità di colori, gli ingredienti di guarnizione che vanno ad integrare la costruzione con ulteriori linee e forme, l’aggiunta di creme che arricchiscono gli effetti cromatici della composizione sono aspetti della presentazione delle pietanze che, oltre ad esaltare le qualità delle materie prime, concorrono a renderle appetitose.
In cromoterapia i colori sono usati per il raggiungimento dell’equilibrio attraverso il potere che esercitano sul corpo e gli effetti sulla psiche. Ma gli alimenti possono essere cromoterapici ed indurre effetti emozionali? Il colore dei piatti è importante per Maria Mone, chef da 23 anni. ‘L’effetto cromatico è importante nella presentazione dei piatti senza però esagerare’.
Secondo la scienza degli alimenti sono cinque i colori della salute in base alle proprietà benefiche dei pigmenti che colorano frutta e verdura (rosso, giallo-arancione, blu-viola, verde e bianco). Invece nella cromoterapia le proprietà curative si associano ai colori usati che sono quelli dello spettro della luce e quindi dell’arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, violetto.
All’arrivo a ‘Il Casolare Divino’ ci viene proposto l’aperitivo della salute: ‘Sangria a base di Pallagrello bianco del Casolare Divino e frutta fresca: mele, pere, arance e chiodi di garofano’ in caraffa di vetro trasparente che lascia pregustare con gli occhi la vivacità dei colori. Un vero cocktail energizzante di benvenuto nel quale il calore e l’energia dell’arancione è esaltato dall’alternanza del bianco della polpa di mele e pere e dalle bucce colorate di questi frutti. L’ARANCIONE è il colore, che secondo la cromoterapia, induce allegria, ottimismo e voglia di vivere.
‘Tortino di pan cotto di rape con fagioli a formella, salsa di pomodoro e olio extra vergine d’oliva della varietà caiazzana’. Maria Mone spiega che i fagioli a formella sono proposti da ‘Il Casolare Divino’ in barattoli di vetro da 500 gr. Si tratta di una varietà coltivata da un contadino del vicino paesino di Ruviano e confezionata da un’azienda di Paestum. I fagioli, cotti e lasciati nell’acqua di cottura, sono usati anche nelle insalate e insieme a carote e sedano su crostini di pane croccante infornato. Le creme di ortaggi (ottenute ad esempio carote, zucca, piselli, fave, broccoli, pomodori, e così via) danno colore, come pure l’uso dell’olio extra vergine d’oliva crudo che a ‘Il Casolare’ è quello prodotto dalle olive della varietà locale detta ‘caiazzana’. Accostando al verde del tortino di rape il rosso (colore complementare al verde nel cerchio cromatico dei pittori) della salsa di pomodoro e il semicerchio di gocce di olio extra vergine d’oliva giallo tendente al verdolino (colore adiacente), ottiene un effetto di contrasto e complementarità giocato sul VERDE, il colore per eccellenza della natura, dell’equilibrio energetico e della tranquillità e che in cromoterapia favorisce la calma.
‘Cubettini di polenta e frittata di cipolle di Alife con olio extra vergine della varietà caiazzana’ è un piatto tipico della cucina proposta a ‘Il Casolare Divino’, semplice e salutare, digeribile, a base di ingredienti di qualità del territorio. Il GIALLO come quello che predomina in quest’antipasto, è un colore che ricarica il corpo, stimola l’allegria e dà un senso di benessere generando buonumore.
Il BIANCO della ‘Zuppa di porri e patate’ è uno dei cinque colori della salute. La delicatezza e la sensazione di purezza e purificazione del bianco ben si prestano ad essere rallegrati e accesi dal rosso dei pomodori decorativi come pure dalla foglia di prezzemolo verde e dai cristalli di sale rosa dell’Himalaya nel ‘Risotto all’olio con provola affumicata e patate’ e dalle foglie verdi del ‘Coniglio bardato alle verdure’.
Risalta il ROSSO nell’accostamento al verde complementare dei peperoni tagliati a quadratini nello ‘Sformato di cavatelli con melanzane’ su un letto quadrato verde di foglie di bietola selvatica, del radicchio nei ‘Fusilli, pioppini e vernini’ con i pomodori vernini (varietà raccolta a fine settembre e conservati a piennolo) arancioni (colore adiacente) e la rucola verde; e dalla salsa rosé di pomodoro nella ‘Carbonara di bucatini con broccoli neri di Natale e demi glace di carne’.
La ‘Pelatella con peschiole’, la carne suina di razza Casertana è presentata con un ‘esplosione di colori in una composizione allegra con carote fresche tagliate, cipolline, peschiole, patatine e cavolfiore. Al contrario nei piatti interludi dai colori neutri quali i ‘Panini napoletani’, rivisitazione del panino napoletano con prosciutto crudo, salsiccia, formaggio caciocavallo del Matese grattugiato e a pezzetti (più light della versione tradizionale perché senza uova e cicoli), le ‘Frittelline di cavalfiore in tempura’ e le ‘Alici fritte’ i colori sono quelli tenui della pasta del pane, dell’impasto per le frittelle e l’argenté delle alici che suggeriscono un senso di leggerezza.
Gli effetti cromatici dell’insalata mista e delle sfogliatine di mele annurca nel ‘Calzoncino mela annurca e ricotta’, della foglia verde di menta e delle bacche di cannella nel ‘Tortino di mela annurca’ e nella ‘Pizza figliata’, della guarnizione di miele, noci, pinoli e zucchero a velo, del finocchietto locale e mescolato all’impasto nei ‘Tarallini dolci all’olio, al vino Pallagrello nero’ sono attrattori d’interesse. La presentazione attenta crea la sensazione di apprestarsi a mordere un piatto d’arte, una creazione esclusiva curata nei dettagli.
Per la preparazione, la decorazione e il completamento dei piatti, Maria Mone preferisce l’uso di alimenti freschi dai colori solari e ‘energizzanti’ quali il giallo e arancione: zucca, carota, agrumi, e delle spezie e odori che rendono i piatti più appetitosi. Le erbe e le spezie: erba cipollina, menta, maggiorana, timo, basilico, prezzemolo, prezzemolo riccio, salvia piante di eucalipto, alloro; ma anche la buccia degli agrumi tagliati alla julienne. Irrinunciabile la spolverata finale di pepe bianco, rosa o nero. Per i piatti di ‘Il Casolare’ gli agrumi e la feijoa sono raccolti direttamente nell’orto e le erbe fresche e le spezie nelle botti di legno tagliate (utilizzate come vasi). Presto nell’orto saranno piantati i pomodori San Marzano e i pomodori a cuore di bue. La feijoa, frutto dolce da tagliare a metà mangiare al naturale, è poi usata per decorare i piatti e nelle insalate, oltre che come ingrediente di piatti quale il carpaccio con la mozzarella di bufala campana.
Carlo Camerlingo, da psicologo, concorda sul fatto che l’influenza dei colori sull’appetibilità dei cibi sia un caso particolare dell’assunto generale per cui i colori possono avere effetti sullo stato psicologico di un individuo. I ricercatori, ricorda, studiano da vari punti di vista il rapporto cibo-psicologia. Ad esempio Leon Rappoport, professore emerito a Kansas State University, da quindici anni si dedica allo studio delle abitudini alimentari dall’età della pietra ad oggi e presso le civiltà più diverse, mostrando quanto sia stretto l’intreccio fra cibo, cultura e psicologia. Nel libro How we eat: appetite, culture and the psychology of food, Rappoport scrive appunto che il cibo riguarda la mente tanto quanto il corpo (eating is as much or much a matter of the mind as it is of the body).
Il nesso colori-psicologia (ovviamente senza riferimento alla sfera dei cibi), è indagato anche dal principe delle tecniche d’indagine psicologica, il reattivo delle macchie di Rorschach. Nella tecnica Rorscach si richiede al soggetto, tra le prove supplementari, di indicare quali siano per lui in assoluto il colore ‘preferito’ e quello ‘meno gradito’ allo scopo di appurare la propensione per i colori caldi (rosso, giallo, arancione e loro varie gradazioni cromatiche) ovvero per quelli freddi (verde, blu, celeste, marrone, viola e loro varie gradazioni cromatiche) come generica indicazione di una tendenza alla manifestazione esteriore delle emozioni o ad una vita affettiva prevalentemente interiore. Da parte sua, invece, lo psicologo Max Luscher (svizzero come Rorschach) ha elaborato negli anni ’60 un intrigante test basato sull’assunto che una particolare attrazione o repulsione nei confronti di un determinato colore siano riconducibili a particolari stati psicofisici ed emozionali.
Nelle pietanze preparate dalla chef Maria Mone, non solo i colori ma anche le forme sono “suggestive” nel senso tecnico di prestarsi a sollecitare flussi di associazioni, ricordi, emozioni – come avviene per il profumo della madeleine di Proust.
Il nostro psicologo si presta volentieri al gioco delle associazioni scatenate dal potere evocativo delle forme e dei colori dei piatti proposti dalla chef. E così la ‘Zuppa di porri e patate’ diventa l’isola del naufrago con la classica palma unica centrale e i rossi al limite territoriale delle acque internazionali increspate da onde temporali che non lasciano alternative: si mangi il tutto in un solo boccone (piatto escluso)!
Il piatto di ‘Polenta e frittata’ diventa una scansione cubista che con i suoi due ziqqurat gialli sancisce l’ingresso nel territorio di Alife da cui provengono le cipolle.
Lo ‘Sformato di cavatelli’, uno spazio geometrico urbano dal tono futurista attraversato da una sopraelevata di una costruzione impossibile di Escher che scavalca la città e il circostante verde contado.
La ‘Pelatella con peschiole’ uno spazio cosmico nel quale, con la sua tensione minimalista, tutto è solo accennato, suggerito, quasi troppo presto sottratto perché in fuga dal centro, irrimediabilmente, lasciando solo tracce o frammenti perduti.
La vocazione al sacrificio della ‘Pizza figliata’ immolata sulla graticola rossa della brace, tendente all’arancio del metallo incandescente, pronta al martirio di essere divorata.
Il benessere proposto nella formula dei Fratelli Tralice ai commensali e agli ospiti de ‘Il Casolare Divino’ è a tutto tondo, per la mente e per il corpo, come avevano ben capito gli antichi Greci. Nel Centro Benessere è possibile rigenerarsi nella Spa attraverso i trattamenti di vinoterapia, la pratica nata in Francia nella zona di Bordeaux e diffusasi poi in tutto il mondo. Il contitolare Raffaele Tralice spiega che il trattamento di vinoterapia si articola in diverse fasi della durata complessiva di due ore e mezzo. Il primo step nella Vinoterapia Spa è la preparazione della pelle attraverso lo scrub a base di vinaccioli essiccati e con la mascherina di vinaccioli posta sugli occhi; segue una maschera sul corpo a base di vinaccioli essiccati, erbe e miele della durata di 20 minuti che serve ad attivare le azioni benefiche per il corpo e per la pelle dei polifenoli e del resveratrolo, antiossidanti naturali contenuti nei vinaccioli. A seguire, l’idromassaggio nella vasca di legno con gli oli essenziali al vino e l’aggiunta di vino Pallagrello nero versato dai decanter e il massaggio relax con l’olio al vino. Ultima fase (proposta anche a sé stante) è consacrata al rilassamento nella sala per la cromoterapia monocolore durante la quale viene servita una delle tisane benessere. Il trattamento è ideale anche per coppie che nel corso di week-end romantici, possono diventare Bacco e Venere accuditi da operatori Cupido.
Il Casolare è ‘Divino’ anche per l’attenzione al vino partendo dall’allevamento di Pallagrello nero nell’annesso vigneto da cui si produce il ‘vino della casa’ e imbottigliato per il ristorante, che si estende su una superficie di due ettari e mezzo con una produzione annua di 6.000 bottiglie l’anno. Ad esso si aggiunge il vigneto in conduzione di Pallagrello bianco di un ettaro e mezzo da cui vengono prodotte 3.500 bottiglie all’anno. Nella ‘carta dei vini’ inoltre sono presenti 87 etichette di vini campani di pregio, oltre alle birre artigianali prodotte nella regione. Le calde ed accoglienti camere per gli ospiti poi hanno nomi di-vini sempre campani: Greco di Tufo, Aglianico, Fiano e Falanghina. Nulla da invidiare ad un hotel super stellato che però si propone come Country House, valorizzando il circostante paesaggio verdeggiante.
La cultura della cucina sconfina dal perimetro del locale in cui chef e brigata si affaccendano tra fornelli, forni, frigoriferi, dispense, tavoli di lavoro, e si diffonde in sala attraverso i piatti entrando nei nostri occhi prima ancora di essere gustato dal nostro palato, con effetti sulla psiche determinando emozioni, sensazioni, associazioni d’idee, stati d’animo e di benessere psico-fisico.
Il Casolare Divino
Country House e Centro Benessere
Via Regina – 81012 Alvignano (CE)
Tel 0823 869932
Apertura: tutto l’anno Venerdì-Domenica
Menu fisso degustazione: €35,00 (vino escluso)
Camera matrimoniale: €70,00 (colazione inclusa)
Mezza pensione: €70,00/persona
Pensione completa: €100,00/persona
Trattamento benessere Vinoterapia: €70,00/persona
Dai un'occhiata anche a:
- Michele Esposito e la ricetta degli Spaghetti alla Nerano a Miami
- Cena tristellata per Madonna a Pompei con Fabrizio e Tonino Mellino
- Luigi Lionetti da Capri a Venezia
- Il colore della birra: da cosa dipende?
- Un viaggio di sapori al Cariño Nikkei di Piazzetta Rodinò, Napoli
- Al Castello di Rocca Cilento, lo chef Matteo Sangiovanni prepara il banchetto di nozze al “Chuck Bass” di “Gossip Girl”
- A Carnevale la Lasagna con Angelo Martino porta il numero 53
- Nuovo chef al Veritas Restaurant: Marco Caputi