Un grande centro commerciale, per giunta in provincia di Caserta. Nell'immaginario collettivo italiano sarebbe impensabile in questo momento di allarme e polemiche incontrare proprio qui Alice Waters. Trasmissioni come quella contro la mozzarella di bufala di Stefano Maria Bianchi non possono prendere in considerazione realtà positive come quelle visitate ieri dalla cuoca che ha curato l'orto degli Obama alla Casa Bianca e teorica del chilometro zero, il più importante riferimento di Slow Food nel mondo dopo il fondatore Carlo Petrini: “Insegnate ai bambini – dice – a mettere le mani nella terra, spiegate loro come si coltiva l'insalata, ne andranno fieri e la mangeranno con gusto e non cambieranno più abitudine per il resto della loro vita”.
Settant'anni ad aprile, portati bene come la coetanea Joan Baez, la Waters ha trascorso ieri invece l'intera domenica nel Casertano proprio su invito di Slow Food Educazione Campania che nel Centro Commerciale di Marcianise cura un progetto pilota senza precedenti in Italia: la coltivazione di un orto con tutti i presidi e le biodiversità regionali al quale hanno lavorato nove giovani architetti freschi laureati della Federico II e gli educatori, con l'obiettivo di alimentare la curiosità dei ragazzi dagli 8 ai 12 anni verso i prodotti della terra.
Dopo la presentazione dell'iniziativa, la cuoca che nel 1971 aprì a Berkeley il ristorante Chez Panisse, a cui Anthony Bourdain non risparmia velenosi strali personali nel suo ultimo libro “Al Sangue”, si sottopone volentieri alle domande dei presenti affrontando il paradosso della legalità. “Sono 42 anni che faccio questo lavoro – dice – e ho subito capito quanto fosse importante rivolgersi a dei fornitori di fiducia per avere sempre prodotti freschi e sani. Poi dai fornitori sono passata direttamente ai produttori creando un rapporto diverso per accorciare ancora di più la filiera”. Il paradosso è che per seguire questa filosofia bisogna spesso violare le norme igieniche, ma fa nulla: se non seguono il buon senso bisogna tirare avanti per la propria strada.
Già, ma come mai le leggi statali invece di favorire il cibo buono lo ostacolano a discapito di quello prodotto dalle industrie? Una domanda apparentemente ingenua, ma che in Campania, dove i ristoranti che preparano il tonno sott'olio, cioé il massimo della genuinità, sono ormai obbligati a tenerlo nascosto come se fosse cocaina fuori dal locale, ha un suo perché. E lo stesso vale per il pesce pescato, i funghi e tartufi raccolti. Tutto è maledettamente complicato mentre nessuno pone problemi sui cibi in scatola imbottiti di conservanti e coloranti. Alice sorride e risponde con una parola: “Money”.
Già, ma la famiglia Obama ha davvero abbracciato la filosofia dell'orto e del chilometro zero? “Certo -risponde la Waters – alla casa Bianca si mangiano i prodotti dell'orto cucinati da Sam Kass, il giovane cuoco conosciuto a Chicago”. Come mai allora non la sostiene pubblicamente limitando il potere della potentissima lobby del cibo spazzatura? “In questo momento la situazione negli Usa è complicata, Michelle punta a dare l'esempio sperando di creare un movimento tale che il mercato voti in modo diverso da quanto ha fatto sinora”. La tesi ribadita dalla Waters ieri mattina a Marcianise è molto semplice: negli ultimi cento anni abbiamo perso il rapporto diretto con il cibo, non ci chiediamo più chi lo fa e come viene prodotto, e soprattutto non ha neanche importanza da dove provenga. Questa situazione potrebbe sembrare un arricchimento culturale e gustativo, invece assistiamo ad una progressiva omologazione del gusto e alla perdita delle biodiversità.
La soglia di attenzione su questi temi quotidiani è sempre più bassa, si cerca solo quello che costa poco senza preoccuparsi delle conseguenze sull'ambiente e sulla salute. Bisogna dunque ripartire daccapo, riappropriarsi del rapporto con la terra e insegnare ai bambini a mangiare in modo naturale. Non ci sono credo o movimenti ideologici dietro questa impostazione, ma solo la voglia di vivere una vita più sana e possibilmente più lunga.
Coltivare l'orto dunque è un atto esemplare, dovrebbe essere fatto in ogni luogo simbolico, in Campidoglio a Roma come a Piazza Municipio a Napoli, una indicazione su come comportarsi a tavola.”Quando sono nel Sud d'Italia – dice Alice – mi sento a mio agio, qui tante cose sono ancora conservate, ma bisogna difenderle. E' incredibile la ricchezza di frutta e di ortaggi di cui disponete”.
L'obiettivo? Legare l'arte all'orto, chiamare come testimonial i più grandi artisti per trasformare in bello ciò che è buono. Come la visita alla chiocciola Gli Scacchi a Casertavecchia, alle Campestre e la pizza a Napoli con la quale ha chiuso la sua visita: ovviamente da Enzo Coccia, il primo pizzaiolo ad usare i prodotti slow di qualità.
Ed ecco i protagonisti della Facoltà di Architettura di Napoli: Federica Galasso, Gaia Santa Maria Amato, Ciro Borrelli, Salvatore Carbone, Alfredo Cerrato, Giuseppe Fracassi, Psquale D'Apice, Simona Castagliuolo e Paola Cecere
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