di Carlo Macchi
E’ stato amore al primo canederlo. Anche perché contornato da un ragù di agnello da leccarsi i baffi.
Non credendo al mio palato ho cercato la conferma in una finissima e saporita crema di asparagi e ancora incredulo e sicuramente non sazio ho rilanciato gustandomi un brasato di manzo morbido e succoso con una polenta veramente eccellente.
Naturalmente non mi sono perso l’insalata di cavolo cappuccio con speck, perfetta nel dosaggio tra senape e olio extravergine.
Il bello è che tutto questo l’ho gustato senza avere la minima idea di chi l’avesse preparato!
Ma andiamo con calma: ero a Penon, un piccolo borgo sopra a Cortaccia, per Sauvignon Experience, la manifestazione altoatesina che oltre ad organizzare il primo Concorso nazionale per il Sauvignon, prevedeva anche altre incontri incentrati su questo vitigno.
Avevamo terminato la sessione mattutina di degustazione per il concorso e ci viene annunciato che dalle 12 (orario altoatesino) il catering servirà il pranzo. Avendo terminato un po’ prima sono uscito in tempo per veder arrivare “il catering”, cioè una macchina piuttosto piccola dalla cui bauliera sono uscite fuori quattro pentole di formato quasi casalingo.
Registro mentalmente la cosa senza dargli troppa importanza e aspetto le 12. Dalle 12.01 è successo quello che ho scritto all’inizio. Quattro preparazioni perfette e buonissime in un “catering” non le avevo mangiate da quando Annibale valicò le Alpi e quindi mi avvicino al tavolo di servizio per chiedere ad una signora che presumo essere la cuoca dove si trovi il suo ristorante. Lei mi guarda un po’ stupita e mi dice “Guardi che il cuoco è lui!”
Il lui è un giovanissimo ragazzo biondo che, un po’ imbarazzato, mi dice che il suo locale si trova in paese.
Gli faccio i complimenti e gli chiedo un biglietto da visita. Lui mi guarda e confessa di non averne nemmeno uno. Ci viene in aiuto il suo grembiule azzurro con il nome del locale, che io fotografo e la cosa finisce lì.
In realtà non finisce per niente lì! Nei due giorni seguenti sono andato ben due volte a mangiare al Torgglhof e così ho avuto modo di testare con attenzione la cucina del giovanissimo (25 anni!) Alex Kaspareth, che per ben otto anni si è fatto le ossa in un ristorante a Cortaccia e da poco tempo è tornato nella Gasthaus di famiglia.
Un luogo e un locale come siamo abituati a vedere in Alto Adige: uno spazio esterno con tavoloni e panche in legno e con un panorama notevole sul mondo, all’interno tre piccole sale in stile spartano ma efficace e una cucina forse ancor più piccola.
Qui Alex riesce comunque a gestire un menù che parte dai tipici piatti altoatesini, non cucinati però con la vena rustica che spesso contraddistingue questi luoghi ma figli di una mano attenta non solo alle ottime materie prime e ad una attenta presentazione. Vi faccio un esempio: pranzo per 15 persone e nel menù troviamo un semplicissimo Filetto di manzo con burro alle erbe, patate al forno e verdure”. La carne era buonissima ma la cosa più buona era il sughetto che la carne aveva fatto. Questo vuol dire grande materia prima e mano sicura e precisa per una perfetta cottura, considerando che tutti e 15 i commensali sono stati serviti contemporaneamente
Mano precisa e voglia di fare qualcosa di nuovo anche nel cannellone ripieno d’asparagi verdi con pesto di crescione o nei canerderli al dente di leone su insalata con asparagi e speck croccante. Anche col pesce, in particolare col filetto di salmerino su insalata con erbe selvatiche e condimento al sesamo si nota la voglia di proporsi ad un livello più alto.
Alex , aiutato dalla mamma che gestisce la sala e dal padre che aiuta in cucina e al bar, affianca un menù stagionale al classico altoatesino, inserendo anche altri piatti concreti, come quelli citati all’inizio o come l’arrosto di manzo alla cipolla.
Sui dolci, oltre al classico strudel di mele chi era con me (io sono allergico alle fragole) mi ha garantito che i canederli di ricotta con fragole, rabarbaro e salsa alla vaniglia erano veramente buoni.
La carta dei vini è purtroppo ristretta all’Alto Adige ma tutti i vini in carta (non sono moltissimi) sono proposti anche al calice con ricarichi veramente bassi.
Chi mi conosce sa che difficilmente mi sbilancio ma per Alex voglio fare un eccezione: se avrà la forza e la volontà di andare avanti, senza però perdere le radici gastronomiche altoatesine, credo che tra qualche anno questo ragazzo sarà veramente molto conosciuto e apprezzato. Nel frattempo, consiglio a Slow Food di prenderlo in considerazione per la Guida Osterie d’Italia.
A questo punto la parola tocca a voi: in auto, moto o (se ve la sentite) bici salite a Penon: un pranzo o una cena alla Gasthaus Torgglhof sarà sicuramente una bella esperienza a prezzi molto corretti, perché dall’antipasto al dolce spenderete sui 40 euro, vini esclusi.
Gasthaus Torgglhof
Via Kauderle, 6, Penon, Bolzano
Telefono: 0471 880021
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