Alessandro Lazzaroni, bocconiano quarantenne d’assalto. Una vita al servizio delle multinazionali americane e della omologazione del gusto: lui sta al cibo artigianale come Bolsonero alla foresta amazzonica.
Razza padrona, stipendi bassi ai dipendenti, alti stipendi a chi comanda. E non appena il profitto a cui è agganciato il superstipendio da manager non cresce più come prima, licenziamenti e trasferimento d’azienda.
Ieri durante un convegno all’Ordine Forense di Milano si è scatenato contro i pizzaioli italiani, la loro attività gli rode perchè impedisce lo sviluppo del suo business che ha come obiettivo finale quello di trasformare il nostro paese in una colonia alimentare americana.
Ad ascoltarlo Giulia Gavagnin che ha riportato in un post su Facebook il succo di quello che ha detto.
Domino’s Pizza è una nota catena di pizza americana che ha sede anche in Italia. L’a.d. italiano a un convegno organizzato da uno dei gruppi forensi attivi presso l’Ordine degli Avvocati di Milano ha perorato la causa dell’azienda americana, valorizzandone, in particolare, gli aspetti qualitativi e di sicurezza alimentare. L’80% delle pizzerie “tradizionali”, infatti, non conserverebbe i prodotti secondo la normativa europea. La mozzarella dovrebbe essere conservata tra i 2 e i 4 gradi centrigradi, e nelle pizzerie tradizionali l’esposizione della vasca di mozzarella vicino al forno o, comunque, lontana dal frigorifero costituirebbe già una violazione della normativa. Le difformità aumentano in caso di delivery, attività nella quale DP è all’avanguardia. Inoltre, il 70% delle pizzerie tradizionali italiane (fonte: Coldiretti) non utilizzerebbe prodotti italiani, ma esteri, come olio marocchino o olive spagnole. Domino’s Pizza in Italia, invece, si impegna a valorizzare il prodotto italiano, utilizzando marchi nazionali di rilevanza internazionale, alcuni dei quali utilizzano il sistema “blockchain” per l’individuazione e la salvaguardia della filiera. Sicurezza alimentare secondo le norme Ue e prodotto nazionale: sono fattori decisivi per la scelta del prodotto da parte del consumatore finale? Domino’s Pizza può insidiare il primato della pizza italiana nel suo paese natale?
Da sempre le multinazionali attaccano sul fronte della sicurezza accusando gli artigiani di non rispettare le regole che loro stesse hanno imposto attraverso il lavoro di lobby all’Unione Europea. Per forza, sul piano del gusto e del sapore non c’è partita.
Naturalmente non conta che nessuno in tre secoli abbia mai avuto problemi con la pizza artigianale. Che la mozzarella a quattro gradi perde ogni qualità e che in ogni caso parliamo di un consumo quotidiano non di conservazione dell’alimento. Che se si usa olio estero è perchè quello italiano non è sufficiente, come del resto il grano.
Abbiamo già vissuto qualche anno fa una campagna denigratoria antimeridionale giocata propro sulla sicurezza da parte di un mulino veneto che voleva imporre a tutta Italia il suo modello di pizza.
Ora Domino’s ha fiutato il grande affare per il momento che sta vivendo la pizza in Italia e sferra il suo attacco.
Che facciamo, raccogliamo le firme per far diventare Domino’s patrimonio Unesco dell’Umanità, magari con la stupenda pizza all’Ananas tipica italiana?
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