Abbiamo chiesto ad Alberto di fare un gioco difficile. Avere dal più grande esperto italiano della materia una guida immediata ed efficiente di Champagne di valore e soprattutto facilmente reperibili sul mercato (tra parentesi la distribuzione).
– Alexandre Filaine Cuvée Spéciale (n.d.)
Piccolissimo produttore di Damery (solo 5.000 bottiglie l’anno) che è un vero artista, per non dire un genio. Tutte e tre le uve, con il Pinot Noir prevalente, fermentate in vecchi tonneaux e senza svolgere la malolattica. Il risultato è uno champagne profondo e freschissimo, irresistibile nella beva.
– Bollinger R.D. 2002 (Meregalli)
Champagne mitico, vero emblema di Bollinger per gli appassionati ed esempio vivente della sua tradizione secolare, nel senso che è ancora prodotto come si faceva nel XIX secolo. Questo 2002, poi, oltre a essere figlio di una grande annata, è anche quello del 50° anniversario…
– De Sousa Blanc de Blancs Grand Cru (Sarzi mamdè)
Lo Chardonnay, l’uva più preziosa di Champagne, nel villaggio di Avize (sua enclave d’eccellenza) secondo l’interpretazioe di uno dei più bravi champenois. Insomma, un monumento ai blanc de blancs, ma anche… al piacere!
– Dom Pérignon P2 1998 (MHI)
Forse lo champagne più famoso, certamente il più autorevole esempio di come si possano coniugare quantità e non qualità, ma addirittura eccellenza. P2 sta per Plénitude Deuxième (ex OEnothèque) e rappresenta la seconda fase di maturazione di Dom Pérignon. Anche questo 1998 è uno dei capolavori di Richard Geoffroy.
– Jacques Selosse Substance (Moonimport)
Un altro mito, nonostante la sua sia storia sia recente (neanche quarant’anni) e produca pochissimo (meno di 60.000 bottiglie). I suoi champagne, prevalentemente blanc de blancs, sono tutti eccellenti, ma se dovessimo sceglierne uno solo, questo sarebbe il suo simbolo: due soli vigneti di Avize, metodo Solero dal 1986 e costante rimessa in sospensione dei lieviti. Un monumento allo champagne e alla Champagne!
– Jacquesson Cuvée 735 DT (Pellegrini)
La Cuvée 7xx è il vino più importante della maison, “il miglior assemblaggio possibile per quell’annata”, per non parlare del fatto che è anche un extra-brut e proviene da vigneti a coltura organica. E ora è anche l’unico non millesimato a essere proposto due volte sul mercato, a distanza di anni: prima come versione ‘originale’ e, più tardi, come Dégorgement Tardif.
– Louis Roederer Brut Premier (Sagna)
Va bene il Cristal, va bene il Brut Nature griffato Stark, ma poteva mancare il ‘miglior’ non millesimato? Certo che no, anche perché è capace di conquistare i neofiti e soddisfare gli appassionati. Soprattutto in magnum.
– Taittinger Comtes de Champagne 2006 (Pescarmona)
il blanc de blancs secondo una grande maison, ma anche la sua cuvée de prestige. L’eleganza, la finezza ma anche la struttura di un grande champagne, ma anche la sua straordinaria capacità di invecchiare. Uno dei vertici dell’art champenoise.
– Veuve Clicquot Vintage Rosé 2008 (MHI)
la sintesi delle storiche invenzioni della maison (primo rosé nel 1775 e primo millesimato nel 1810), ma non solo. Questo millesimato è l’interpretazione di una grandissima annata da parte del talentuoso Dominique Demarville, lo chef de cave che sta dando un nuovo volto alla maison.
– Vilmart Grand Cellier d’Or 2011 (Teatro del Vino)
Un altro dei piccoli grandi della Champagne. Nord della Montagne, ma con lo Chardonnay fortemente prevalente, poi vinificazione in barrique e niente malolattica. Ne escono fuori champagne assolutamente eccezionali anche in annate minori. Immancabile.
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