Alberto Lupetti, autore della monumentale guida sugli Champagne.
Il numero uno in Italia in questo settore. In via preliminare ti chiedo: vale ancora la pena di fare guide cartacee invece dell’on line?
Grazie Luciano, troppo buono. In effetti, ho dedicato un pezzo di vita (quasi vent’anni) allo champagne e oggi mi fa piacere raccoglierne i frutti: l’impegno ancora premia. Per rispondere alla tua domanda, il cartaceo soffre, questo è fuori discussione, ma credo che, se riesci a ritagliarti un piccolo spazio che sia settoriale, la guida cartacea abbia ancora senso. Nel mio caso parliamo di una pubblicazione dedicata solo ed esclusivamente allo champagne (più settoriale di così!) e, in termini generici di editoria cartacea, di un volume di un certo pregio (carta patinata da 130 grammi, copertina ‘gommata’, rilegatura a brossura, foto a colori), il che permette, a mio avviso, alla carta di sopravvivere alla forza d’urto dell’online. Che, per carità, non rinnego, visto che il mio sito LeMieBollicine è assolutamente complementare alla guida!
Qual è la situazione odierna dello Champagne rispetto alla precedente guida di due anni fa?
Il mio obiettivo, edizione dopo edizione (con questa 2020-21 siamo alla quinta della serie), è offrire sempre qualcosa in più. Quindi più pagine (siamo arrivati praticamente a 600!), che significa più recensioni, ma anche piccole migliore. In Grandi Champagne 2020-21, ad esempio, abbiamo indicato un abbinamento gastronomico per ogni champagne recensito. Però, ci tengo a sottolineare il fatto che ogni testo è stato integralmente aggiornato e ogni champagne assaggiato, nel senso che anche i più diffusi e classici sans année, ovviamente presenti in ogni edizione, sono stati degustati ed è stata rifatta ex-novo la scheda di degustazione. Niente ‘copia-e-incolla’, insomma, perché rispetto i produttori, gli appassionati e chi investe i suoi soldi per acquistare la guida. Una foto in linea generale dello champagne tra le due edizioni, invece, è la qualità media degli champagne, che è cresciuta ulteriormente. Intendo che il livello medio dello champagne in genere è più alto, grazie ai progressi fatti in vigna e in cantina, ma grazie anche a un cambiamento climatico che, fino a ora, ha portato più vantaggi che problemi. Fino a ora, lo sottolineo…
In quale direzione evolve il mondo dello Champagne? E’ cambiato il modo di percepirlo e di berlo tra i consumatori?
Il mercato dello champagne sta cambiando, ma è un discorso complesso che affronteremo magari in un’altra occasione. In questa sede, posso dire che anche il modo di consumarlo sta cambiando e lo sta facendo in meglio. Lo champagne non si sta solo destagionalizzando, ma si sta anche sdrammatizzando. Mi spiego. Anni fa era un vino prettamente natalizio (!) e legato a eventi celebrativi di una certa rilevanza, poi è uscito da questa ‘gabbia’ per diventare un vino da tutte le occasioni, dall’aperitivo al pasto più sontuoso, fino all’evento, certo. C’è ancora da fare in tal senso, ma la strada intrapresa trovo sia più che positiva, soprattutto in Italia, voglio ricordarlo. Siamo un mercato molto importante per lo champagne e non dimentichiamo quanto questo vino possa stare bene al fianco della nostra gastronomia…
Ovviamente anche in Italia lo Champagne è un mito. Quali sono le regioni più sensibili e cosa sceglie in genere l’italiano? In una parola, c’è una specificità del nostro mercato?
Lo champagne è sempre più diffuso in Italia, ma sarebbe sciocco non riconoscere il predominio del mercato da parte di due regioni: l’Emilia-Romagna e la Lombardia. La prima per la sua gastronomia che si sposa particolarmente bene con lo champagne e per la mentalità degli stessi emiliani, la seconda per la sua forza economica. Però, descrivere un ‘prototipo’ di champagne per l’Italia non è possibile. Infatti, se un lato gran parte del mercato è ancora legato a doppio filo alle Grandes Marques per così dire istituzionali, dall’altro, all’opposto, siamo i soli insieme a USA e Giappone a decretare il successo dei vigneron, dei ‘piccoli’. In quest’ultimo caso, purtroppo, con le inevitabili storture figlie delle mode: in nome del diverso a tutti costi non si può far passare per capolavori vini mediamente mediocri! E questo sta succedendo troppo spesso, soprattutto da parte di importatori improvvisati.
Qual è il rapporto tra i grandi marchi conosciuti in tutto il mondo e i piccoli vigneron. E soprattutto, i grandi marchi risentono del cambiamento del gusto e si adeguano?
Sì, lo champagne si è in parte ‘adeguato’ ai gusti odierni, meno legati allo zucchero. Le virgolette sono d’obbligo in quanto lo champagne ha certamente risentito del fenomeno dei pas dosé, ma l’ha fatto senza ossessioni e, fatto innegabile, assecondato anche dal cambiamento climatico, che ha favorito la riduzione di zucchero. Voglio dire che in Champagne la maggior parte dei produttori sceglie il dosaggio pensando all’equilibrio del vino in funzione dell’annata, quindi non c’è una regola fissa per la liqueur e questo è molto importante. All’opposto, chi ha voluto proporre dei non dosati lo ha fatto nella maggior parte dei casi con intelligenza, quindi pensando già a monte lo champagne perché non fosse poi dosato, ovvero non scegliendo all’ultimo di non aggiungere zucchero, cosa che avrebbe prestato il fianco a oggettivi problemi di durezza. Insomma, lo champagne ha oggi un gusto che media perfettamente tra tradizione e contemporaneità.
Esistono dei competitor dello Champagne nel mondo? Quali sono?
No. Non esistono. Lo champagne è unico. E lo è per via del suo terroir inimitabile e degli oltre tre secoli di storia, di tradizione. Anzi, trovo completamente sbagliato fare paragoni solo perché champagne, spumanti e cava sono accomunati dalle bollicine e dal tipo di metodologia produttiva.
Secondo te qual è il livello di conoscenza dello Champagne nel nostro paese e cosa possiamo fare per migliorarlo.
Gli appassionati italiani hanno una conoscenza dello champagne invidiabile. Ovvio che il grande pubblico abbia ancora le idee confuse, ma chi vive il vino per passione e piacere sa cos’è lo champagne e quali sono i suoi punti di forza. Molto più di 20-30 anni fa, quando le idee non erano ancora ben chiare. Non dimentichiamo, comunque, che siamo stati i precursori a livello mondiale della fruizione dello champagne nel giusto bicchiere, avendo addirittura fatto scoprire agli stessi francesi quanto la flûte fosse anacronistica! Magari anche il mio sito LeMieBollicine e la guida Grandi Champagne nel loro piccolo hanno contribuito a far crescere la cultura dello champagne in Italia…
Non conosco nulla di Champagna. Quale percorso mi consigli per entrare in questo mondo?
Leggi la mia guida, naviga sul mio sito! E partecipa alle mie Masterclass, quelle organizzate direttamente da me o le tante fatte in collaborazione con diverse delegazioni AIS… Scherzi a parte, consiglio di leggere, assaggiare e farsi la propria idea.
In Italia non si è affermata l’idea dello Champagne a tutto pasto. Perché?
In parte lo dicevamo prima: sebbene lo champagne si sia profondamente ‘sdrammatizzato’ negli ultimi anni, è ancora e in larga misura visto come un vino d’ingresso o, al massimo, da primo piatto di pesce. Per molti è difficile da accettare l’idea che uno champagne possa accompagnare la carne o piatti strutturati. È un problema culturale che, però, inizia a farsi via via meno evidente grazie all’iniziativa di alcuni ristoratori più dinamici, grazie agli eventi degli stessi produttori o dei suoi distributori e – perché no? – grazie all’accento posto sugli abbinamenti da parte della guida Grandi Champagne.
Quali i tuoi prossimi impegni?
Promozione della guida e Masterclass a parte, mi dedicherò al mio primo libro sullo champagne e la Champagne. Dopo quasi vent’anni e oltre 200 viaggi nella Regione penso di poter osare a scrivere un libro. Un libro che non riproporrà trite banalità già sentite e risentite, ma racconterà la vera storia, approfondirà il territorio, sviscererà aspetti tecnico-culturali passati, presenti e futuri. In buona parte è scritto, devo solo arricchirlo, perfezionarlo. Si chiamerà La Mia Champagne, uscirà a novembre e avrà l’ardire di essere unico. Come unica è Grandi Champagne: non esiste al mondo una guida che, con rigorosa periodicità, racconta così tanti champagne da parte di così tanti produttori. E lo fa con foto delle bottiglie e un linguaggio apprezzato perché sa risultate mai ostico per il neofita e mai banale per l’appassionato. Non lo dico io, ma i tanti che hanno dati fiducia a questa guide edizione dopo edizione. E sono sempre di più: grazie a tutti!
Comunque, tra i miei vari impegni, spero di fare qualcosa con te nella bella terra di Campania! Champagne e pizza? Champagne e Mozzarella di Bufala? Dimmelo tu! E non dimentichiamo che le Regioni Campania e Champagne hanno la stessa origine etimologica…
Grandi Champagne in breve:
- Quinta edizione
- Cadenza biennale
- 592 pagine (+62 rispetto a scorsa edizione)
- 119 produttori (+13 rispetto a scorsa edizione)
- 470 champagne (+58 rispetto a scorsa edizione)
- Testi di presentazione dei produttori integralmente aggiornati
- Assaggio di tutti gli champagne nel corso del 2019
- Degustazioni di gruppo
- Distribuite nelle migliori librerie e su alcuni canali Internet di tradizione
- Prezzo di copertina 32 euro (salvo promozioni, es. Amazon…)
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