La collina di Montefredane alle porte di Avellino è davvero uno dei luoghi storici del vino campano. Qui, parliamo del 1981, il professore Raffaele Troisi iniziò per gioco ad imbottigliare il suo Fiano. Quasi uno sfizio su cui scaricare le tensioni di tutti i giorni, da cui però è nata una delle prime aziende irpine specializzate e molto seguite dagli appassionati. Nel 1998 Raffaele ha raccolto il testimone del padre mantenendo lo stile semplice ed essenziale di questi bianchi, senza cedere ad altre tentazioni se non un comprensibile rosso in acciaio, bello forte e altrettanto semplice. La difesa di questo sapore agrumato, salato, fresco (termine con cui i sommelier indicano l’acidità), per certi versi sulfureo e fumé con il passare del tempo, rende immediatamente identificabili gli straordinari bianchi, Greco, Fiano e Coda di Volpe, di questa collina sbattuta dai venti freddi del Partenio e del Terminio. Chè il segreto dei piccoli, per vendere bene, non è fare buon vino, bensì produrre bottiglie che si ricordino e siano capaci di conquistare la nicchia degli appassionati consapevoli, quelli che ha tavola non pronunciano «un Fiano» o, peggio, «un bianco», ma declinano «Vadiaperti please». Raffaele, carattere opposto a quello estroverso del padre, ha però conservato questa filosofia ed è ben ripagato: negli ultimi anni attorno a questa azienda si è creato un vero e propri fan club in stile Facebook. Per ristabilire formalmente l’aggancio con il passato, ecco tornare le due selezioni di uve, il Greco Tornante e il Fiano Aiperti che escono almeno dopo un anno dalla vendemmia per la gioia di chi ama bere il vino e non il mosto appena fermentato. E se il Tornante 2007 è un vino estremo, il Fiano Aiperti protagonista di questa settimana ha in serbo note di assoluta eleganza e finezza nonostante l’annata sia stata abbastanza calda nella seconda metà di agosto. La frutta infatti regala alcune note dolci al naso e all’inizio della beva, per poi scostarsi immediatamente e lasciare spazio alla mineralità assoluta, sostenuta da buona freschezza e struttura in abbondanza. Non è certo un vino facile, bisogna aver bevuto un po’ prima di poterlo apprezzare in tutte le sue sfumature, ma sicuramente è un bicchiere capace di fare bella figura di fronte a qualsiasi bianco italiano. Lo abbinerete volentieri a tutta la gamma possibile e immaginabile della cucina di mare e a tanti piatti terragni purché non troppo pomodorosi oppure, perchè no, su una semplice fetta di provola. Così parlò Plinio il Vecchio.