Aida Vino e Cucina a Istanbul
Caferağa, no: 10, Ressam Şeref Akdik Sokağı No:10, 34710 Kadıköy
Sempre aperto dalle 17 in poi (il sabato dalle 15)
Chiuso la domenica
Dopo aver visitato la parte iconica della città si può puntare su Kadikoy (antica Calcedonia), comune da mezzo milioni di abitanti che rientra nell’area metropolitana della metropoli turca adagiata fra Asia ed Europa. Qui, in quello che è un abitato ricco e vivace, cosmopolita ma non ancora turistico, c’è uno dei cinque Bib Gourmand che la Michelin ha assegnato alla parte asiatica di Istanbul: Aida Vino e cucina di Valentino Salvi: “Anche se i piatti non sono inutilmente complicati, hanno quel gusto indescrivibile che rende così popolare la cucina italiana”. Un localino intimo su tre livelli che piace tanto anche alla guida Gault & Millau Türkiye che lo ha premiato di recente. C’è un fil rouge invisibile, involontario, ma chiaramente percettibile che disegna il triangolo Roma-Parigi-Istanbul, al punto che mi viene in mente e dichiaro: questo posto mi ricorda Rino ai tempi di Giovanni Passerini.
E in effetti i due cuochi, coetanei, sono legato da una esperienza comune, UnoeBino a Roma. Sarà per l’atmosfera da bistrot con i tavolini vicinissimi, i piatti sostanziosi ma anche non scontati di una cucina veloce e fresca. La capacità di far diventare italiana anche la salsa di yougurt trasformata in una leggera nuvola che accompagna il pesce alla maniera turca. Sarà quel che sarà, ma certamente Valentino è una conoscenza della gastronomia romana. Insieme al fratello Valerio, star per una stagione di Masterchef Italia, ha gestito il locale Fratelli Salvi a San Lorenzo. Entrambi sono figli d’arte, di Gioacchino salvi che nel 1967 aprì Taverna Cestia, da noi molto amata, che da un paio di anni è gestita da Valerio. Il tutto con radici di Amatrice, che sta nella percezione dei suoi abitanti alla cucina romana come Monforte al Barolo delle Langhe.
Ma cosa è la touche italienne che tanto piace ai critici francesi in questi ultimi anni? Potrei citare la pasta, dalle linguine ai ravioli passando per la chitarrina fatta in proprio alla puttanesca di murena, ma il tocco italiano è nella mortadella di agnello, nella cottura della palamita come solo noi riusciamo a fare senza trattare il pesce come se fosse un vitello, nell’uso arcaico e moderno delle verdure spesso protagoniste assoluto, negli sfizi di benvenuto, nei dolci non zuccherini e nella apertura mentale nella carta dei vini, ben gestita da Andrea, anche lui da una decina di anni qui ad Istanbul che guarda ai naturali senza escludere vini convenzionali, ha sicuramente etichette italiane ma anche una bella panoramica di vini turchi da uvaggio autoctono.
Insomma, un posto dove non trovate il classico menu italiano ma lo stile italiano, l’interpretazione moderna di una grande cucina che da sempre ruba quel che gira nel mondo e riesce a farlo proprio.
Ecco perchè vale sicuramente una visita.
Il conto ? Sui 50 euro a testa, vini esclusi.
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