VITICOLTORE MOCCIA
Uva: falanghina
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Prendetemi pure per pazzo per quanto andrò a scrivere. Considero questo bianco uno dei migliori in assoluto prodotti fino ad oggi nei Campi Flegrei e in Campania. Il naso, in una degustazione alla cieca per Vini Buoni d’Italia 2008, mi ha fatto assegnare un punteggione ridimensionato, poi, solo ed in parte, al palato. L’entusiasmo nasce dal ribaltamento dei luoghi comuni o meglio dall’affermazione liquida di ipotesi sempre teorizzate e propugnate, mai verificate. Tre divagazioni: la falanghina è un grande vitigno; la falanghina è un grande vitigno da invecchiamento (vecchie bottiglie di quella “base” di Libero Rillo docet); i Campi Flegrei sono un terroir straordinario. Un messaggio chiaro a preciso per i bevitori che snobbano questo vitigno e quei produtori che lo “bananizzano” (scritto proprio così) in bottiglia. Ho volutamente omesso nella parte alta di questa scheda di parlare di fermentazione in legno dal momento che la percentuale del vino così lavorata è minima: una sola barrique su 4000 bottiglie. E’ un “cru” di città il Vigna Del Pino, fazzoletto di terra alle pendici della riserva naturale degli Astroni, dalle cui vecchie piante Raffaele Moccia ricava questo spiazzante bianco “d’antan” considerato il fatto che solo da poco è entrato in commercio. Impensabile fino a qualche anno fa poter pensare ad un progetto così coraggioso ed ambizioso soprattutto, scusate se mi ripeto, su un’uva come la falanghina sistematicamente sottovalutata e violentata dal consumismo “sveltina” della ristorazione locale. Non mi meraviglia, conoscendolo, che sia stato l’enolgo Maurizio De Simone, carattere vulcanico (qualità che considerato dove ci troviamo casca a pennello), caparbio e testardo, a lanciare la sfida (o meglio rilanciarla visti i tentativi sicuramente meno riusciti e felici già azzardati altrove). Questo bianco colpisce fin dal colore decisamente carico e concentrato. Il naso è un capolavoro di complessità, ampiezza ed intensità aromatica. Mi ha fatto, da subito, pensare a taluni grandi riesling invecchiati provenienti da zone e terreni più caldi: idrocarburi a manetta (diesel o cherosene come preferite chiamarli), cedro ed agrumi maturi, spezie dolci e profumi di fiori gialli. Si riesce nitidamente a percepire la suggestiva nota sulfurea dell’area flegrea. Esuberante e minerale al naso, sapido e corposo al palato. Ed è proprio nella sapidità che trova quello slancio nel finale di bocca dove altrimenti un’eccesso di morbidezze e rotondità lo costringerebbe a segnare il passo. E’ un vino, sono sicuro, che farà discutere e che lascerà più di qualcuno interdetto. E’ questo il bello del vino, l’imprevedibilità moderna di un bicchiere antico. Bianco da meditazione che accetta volentieri le provocazioni della cucina orientale.
Questa scheda è di Fabio Cimmino
Sede a Napoli, Contrada Astroni, 3. Tel. e fax 081.7628104. E mail: info@agnanum.it, sito: www.agnanum.it. Enologo: Maurizio De Simone. Ettari: 3,5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 15.000. Vitigni: falanghina e piedirosso.
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