Uva: falanghina
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Un bianco di grande personalità, materico, intenso e lunghissimo. Un bicchiere riconoscibile insomma e di costante soddisfazione che trova sempre la sua grata circostanza. Siamo nei Campi Flegrei e parliamo del vino di Raffaele Moccia. Lui è uomo di terra con il suo carattere amichevole e laborioso. Il trambusto di una giornata in cui aspettava, non solo me ma altre visite e l’enologo Gianluca Tommaselli per alcuni lavori, l’ha gestito con la solita simpatia di chi tratta gli altri come persone di riguardo ma al contempo di casa.
Era una di quelle rarissime mattine in cui non si trovava nella sua vigna urbana, una terra di quelle sopravvissute all’indiscriminato cemento e ai palazzi che tutto affogano e imbruttiscono. Ad Agnano, proprio vicino l’uscita della tangenziale ed adiacente alla riserva naturale degli Astroni ha le sue viti, dove zampettano sovente gli animali del parco. Raffaele racconta sempre volentieri che quelle volpi disgraziate si fregano l’uva di nascosto e da qui il nome del suo piedirosso in legno “Vigna delle Volpi”. Oggi come da rito quotidiano di oltre mezzo secolo è rimasto solo il papà Gennaro, irriducibile 82enne, a lavorare di alta tecnologia: solo di zappa! In questi terrazzamenti stretti stretti, alcuni ad un solo filare, si fa esclusivamente così: lavoro manuale e cura giornaliera. In azienda Gianluca, bravo e preciso enologo, sa già cosa deve fare e lavora fitto e silenzioso. Raffaele apre le bottiglie e, chiacchierone, fa caciara tra telefonate e spiegazioni. E’ uno generoso non solo di parole ma proprio di approccio. Scelgo con impulsivo slancio una bottiglia di falanghina base.
Mi trovo la 2010 e la apprezzo. Certo questi non sono mica vini che vanno di fretta, se stanno in bottiglia, si assestano e migliorano, ma quel moto sanguigno e terragno lascia un taglio inconfondibile. Mineralità al primo naso con sentori di erbe aromatiche, tiglio, macchia mediterranea e ancora fiorellini. Sul fondo la frutta succosa come la tipica albicocca. Il palato è una bomba: caldo si riequilibra con armonia tra materia e sostanza e spiccata sapidità. Non lascia mai la bocca e continua lungo e minerale così come nell’impatto del primo naso in cui sale tutto il terreno vulcanico e di solfatara. Lasciate perdere i piatti da fighetti e accompagnatelo con la “ciccia” che merita. Vi godrete i Campi Flegrei nella loro accezione più pura, non infiocchettata e terrena.
Questa scheda è di Sara Marte
Sede in Via Vicinale Abbandonata agli Astroni, 3, Napoli.Sito www.agnanum.it . email : info@agnanum.it Tel e Fax 081 2303507 . Ettari: 3 e mezzo. Enologo: Gianluca Tommaselli. Bottiglie prodotte: 12.000. Vitigni: falanghina e piedirosso.
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