di Michela Guadagno
La Fabbrica dei Sapori, secondo giorno di Aglianico e Aglianico, affluenza record e degustazioni d’elite. A stretto giro dopo la degustazione guidata da Pasquale Porcelli e Angelo Di Costanzo su Aglianico Bocca di Lupo di Antinori Tormaresca , entrano in campo i Feudi di San Gregorio ed il Taurasi, e lo fanno in pompa magna presentando nientepopodimenochè il primo Taurasi docg della storia, loro e nostra.
Quella vendemmia 1993 che fu la prima docg in Campania, destinata a rimanere tale fino al 2003 con l’avvento dell’istuzione a docg del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo, quindi per dieci anni da sola a tenere alta la bandiera di una regione con il re dell’Irpinia, l’apripista a ciò che verrà dopo. Il Taurasi 1993 dei Feudi vede la mano enologica del prof. Luigi Moio, enologo a quei tempi dell’azienda. Vestito nella forma di magnum darà di sè il meglio in degustazione, sorprendente scoperta – a 16 anni di distanza – di una vita ancora in piena vigorìa, di un bicchiere piuttosto vivo e ricco di sensazioni emotive ancora in grado di effondere.
Il re dell’Aglianico d’Irpinia – e mi sia consentito il campanilismo, di tutte le forme d’aglianico fin qui degustate – conclude la manifestazione di Battipaglia con una verticale guidata da Manuela Piancastelli, scrittrice e giornalista nonchè produttrice, e da Franco De Luca, relatore e degustatore e segretario Ais Napoli.
Le annate: Taurasi 1993, Taurasi Selve dei Luoti 1999, Taurasi 2001 e Taurasi 2005, quattro generazioni a confronto, e stili dello stesso vino esposti a corollario della storia di un’azienda leader, moderna, che trascina la viticultura campana in un’azione di promozione a livello internazionale. Antonio Capaldo e Pierpaolo Sirch ascoltano la presentazione dei loro vini, Manuela parla dell’importanza del terroir dell’aglianico da tradizione vitivinicola migliore, e Franco fa eco ricordando la granulometria permeabile del territorio, gli strati di calcare, sabbie, limi e ceneri vulcaniche che fanno la particolarità dell’areale.
Taurasi 1993
Colore sorprendente di granato, limpido dall’unghia aranciata appena evidente, consistenza materica e naso ancora fruttato; frutto evoluto, di confettura, la prugna e la ciliegia mature, poi nota eterea, speziata, bocca calda, setosa, morbidezza composta e acidità leggermente spostata verso la sapidità minerale, dal corpo robusto e dalla lunghezza gustolfattiva di una persistenza che si fa ricordare.
Taurasi 1999
Con il Taurasi Selve dei Luoti 1999 ancora la firma dello stesso enologo, poi le altre annate saranno seguite da Riccardo Cotarella. Un bicchiere granato, il naso fruttato lascia spazio a note floreali, speziate e minerali, al gusto l’acidità si accende più viva in equilibrio con la sapidità, il tannino è composto.
Taurasi 2001
Annata straordinaria, il colore rubino evolve appena sul granato, vincente il frutto, di marasca, di ciliegia, di frutti di bosco, floreale evidente, la morbidezza glicerica importante in un equilibrio di rapporto tra freschezza e mineralità.
Taurasi 2005
La prorompenza del più giovane a misurarsi con la maturità dell’anziano, colore rubino purpureo, naso di prugna, ciliegia, aromi vegetali ed erbacei si aggiungono alle note dei bicchieri precedenti. Al gusto l’acidità e il tannino pronunciato lo sbilanciano sulla durezza, un vino di stoffa che esprimerà ancora a lungo la sua vitalità, in una evoluzione lenta.
Pierpaolo Sirch interviene a confermare la grande potenza dell’aglianico, la sua forza è nella varietà, nell’adattamento alle variazioni ed ai cambiamenti di rotta: «l’aglianico vince sugli uomini».
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