
Sulla piana di Maschito, paese di origine albanese come Ginestra e Barile nel Vulture silente, questo Aglianico è il prodotto estremo della piccola cantina Musto Carmelitano gestita dai fratelli Elisabetta e Luigi.
Il territorio vive un momento difficile, diciamo pure vicino all’implosione, nonostante la natura meravigliosa, i castelli di Federico II, le acque minerali, i borghi antichi. Troverete rossi imbottigliati fuori la denominazione perché così si è pensato di salvare il salvabile in un momento di crisi, ed eroici sforzi per dire qualcosa di nuovo, seguire una traccia che lasci un segno nella memoria palatale.
I vini di Luigi ed Elisabetta mi sono sempre piaciuti molto, dal Serra del Prete al Piano del Moro, ai tre Maschitano, hanno dalla loro energia, carattere e sono sopratutto food friendly.
Questo Etichetta bianca (il primo è del 2011, non uscito mentre il primo in commercio è del 2013) è un esperiemento che alza l’asticella dell’impegno ecologico: niente filtri, niente solfiti aggiunti, vigne vecchie, appena 600 bottiglie.
Il protocollo varia a seconda della stagione, la 2013 per esempio ha fatto tutto in acciaio con una macerazione post fermentativa di circa due giorni e conun solo travaso. Dalla cantina esce sui 20 euro alla ristorazione.
Al naso segue il comportamento dell’Aglianico, sempre un po’ da cercare nel bicchiere le note fruttate, i sentori terrosi e minerali, il rimando tostato e fumè. Al palato si esprime con tannini davvero ben risolti, ficcanti ma morbidi, tanta sapidità e un delizioso allungo che chiude il sorso con precisione ed efficacia.
Un piccolo grande vino che conferma le potenzialità dell’Aglianico del Vulture e il ruolo importante che anche piccole cantine come questa possono esprimere.
www.mustocarmelitano.it
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