Iniziamo la settimana con questo Aglianico di Verrone Viticoltori. Ma stavolta parliamo un attimo di Paolo Verrone perchè mi fa piacere esternare il mio apprezzamento per la sua estate cilentana. A pensarci ha fatto quello che prima facevano tutti e che i bravi produttori ancora fanno, ossia il giro dei locali del proprio territorio.
Ma oggi questa cosa non è più così scontata: c’è l’illusione, ed è una delle cause strutturali della crisi italiana, che il web possa risolvere ogni ostacolo e fatica fisica con il clic.
Ma i clic, i like, i post non sono altro che un semplice barometro del clima antropologico in cui si vive, non sono fattuali, non sono reali se non in casi del tutto eccezionali.
Ora che la vendita di vino si possa organizzare on line con una bella campagna pubblicitaria è un fatto, ma è anche un fatto che siccome parliamo di un bene oramai voluttuario, il contato fisico non potrà mai essere sostituito e il web potrà essere complementare al rapporto umano vero, mai sostituirsi interamente ad esso.
Paolo Verrone questa estate ha girato come un matto nel suo Cilento andando a trovare i ristoratori che ancora non erano usciti dall’incubo: con determinazione e gioia ne ha parlato con post in cui oltre a far vedere i suoi ottimi vini, ha mostrato i loro piatti invitando tutti ad andare a trovarli. Non vi nascondo che alcune mie puntatine in zona sono dovute proprio da questo suo modo di promuovere il territorio.
Così facendo Paolo Verrone ha promosso il suo territorio senza mettersi sul cerasiello come si dice a Napoli, ossia senza supponenza e presunzione. Il risultato è stato quello di un piccolo produttore che si abbraccia il proprio territorio, lo batte in lungo e in largo presidiandolo e al tempo stesso promuovendolo.
Sono questi i piccoli gesti che poi alla fine diventano una tendenza.
Andando in un locale gestito da non cilentani, mi facevano notare come ormai ovunque i ristoratori del Parco mettono in primo piano i vini del territorio, un gesto ovvio nelle zone commercialmente più mature ma che qui è stata una conquista lenta e difficile, iniziata con l’apertura dell’Enoteca Dom Forigi ad Acciaroli nella seconda metà degli anni ’90 quando per la prima volta le etichette dei vini locali trovrono una loro vetrina.
Non so se vivrò abbastanza per vederlo, ma non ho dubbio che il futuro del Cilento è in un turismo sostenibile appoggiato ad una agricoltura sostenibile. Non c’è altra soluzione per evitare di far scappare i giovani e siano benvenuti gli immigrati che fanno lavori che altrimenti non sarebbero svolti.
L’inclusione non è buonismo, è convenienza.
Paolo ha fatto una cosa semplice, curando i propri interessi ha fatto anche quelli di una comunità, quella gastronomica cilentana, che ha vissuto una bella stagione senza le solite lamentele.
Ecco perchè ieri con mia moglie gli abbiamo dedicato questa bevuta.
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