Può sembrare strano -ma, credetemi, non lo è affatto- ritrovarsi tra le mani un tappo colorato appena di rosso (all’estremità) e la scritta Vadiaperti (nel centro). D’altronde, con l’etichetta di eccellente bianchista cucitagli addosso (non solo fiano e greco ma anche coda di volpe), si rischia di dimenticare che Raffaele Troisi produce anche un vino rosso, e che vino!, una igt da sole uve aglianico.
No legno, grazie: aglianico nudo e crudo, senza fronzoli. La spigolosità è, per una volta, qualcosa da non nascondere né imprigionare, anzi da esaltare procedendo per estremismi (cit). Nessuna intenzione di smussare gli angoli (leggi acidità e tannicità) come ci si propone di fare, per esempio, con l’uso del legno che -sia chiaro- rimane pur sempre cosa buona e giusta.
Strano, semmai, è l’aver trovato questa bottiglia in un’enoteca milanese sullo scaffale delle bottiglie (presumibilmente) arrivate al capolinea, quelle da “smaltire“. L’ho comprata senza pensarci più di tanto, ché 6 euro fanno poco più del pacchetto di sigarette che compravo ogni giorno e che -faccio outing- non compro più da quasi 2 anni; e poi, oh, è aglianico!
Tempo scaduto? Niente affatto. Mi son goduto un rosso “che ad averne così”, bello a vedersi e ancor di più a bersi. Un vino “vero”, che il tempo ha reso più profondo e complesso oltre che relativamente più morbido, grande nella sua rusticità e nella sua schiettezza. Un rosso godurioso, tranquillamente seccato sotto i colpi di una beva pericolosamente compulsiva.
Il colpo al cuore è stato il giorno dopo, quando sono tornato in enoteca: “non è che ve n’è avanzata qualche altra boccia?“. Nossignore.
Sede a Montefredane, contrada Vadiaperti. Tel.0825.607270. www.vadiaperti.it. Ettari: 10 di proprietà. Bottiglie prodotte: 100.000. Fa il vino Raffaele Troisi. Vitigni: fiano di avellino, greco di tufo, coda di volpe, aglianico.