Lo scheletro della cucina italiana da Nord al Sud si è formato così: donne che si mettevano ai fornelli.
Sarà per questo, e lo scriviano senza retorica, che una mamma vale dieci cuochi per ogni italiano e che la scomparsa di Angiolina, la mitica fondatrice della omonima locanda a Pisciotta Marina nel cuore del Cilento, ci colpisce sul piano umano quanto su quello squisitamente gastronomico.
Ce la ricordiamo, incredibimente alta con gli occhi azzurri e capelli biondo rossicci, quei tratti di sangue normanno che scorrono da secoli nelle aree interne del Sud, dal Sannio sino alla Sicilia, ce la ricordiamo ai fornelli.
Una storia semplice, una storia italiana: Angiolina si mise a dar da mangiare agli operai che costruivano la ferrovia nel Dopoguerra, si la stessa che ancora oggi usano i treni per arrivare a Reggio Calabria.
Lavori lunghi, come le strade ed è così che ci spieghiamo la nascita di trattorie lungo questa ferrovia o nei pressi elle stazioni.
Angiolina ci ha lasciati il 29 mattina dopo una vita di lavoro e di sacrifici. Una di quelle morti che non angosciano, perché arrivano alla fine di una lunga vita spesa bene. Di quelle che chiudono un’epoca.
E perché quei tratti sopravvivono nel figlio Rinaldo che ha portavo avanti la stessa linea semplice, essenziale, di buona materia, in uno dei paesi dell’anima in un terra dove è bello riposare tra l’azzurro del mare e il verde delle querce e degli olivi, sorvegliati dalla Madonna Nera del Gelbison.
Ciao Angiolina, torneremo spesso a trovarti
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