Oggi voglio salutare Giovanni Struzziero, un nome poco conosciuto fra gli espertoni e gli enofighetti ma che ha contribuito, unico produttore insieme ovviamente ad Antonio Mastroberardino, a fornire le bottiglie necessarie per le degustazioni che hanno avviato la pratica docg del Taurasi nel 1993.
Un viticoltore silenzioso, vero, un personaggio che, con il suo distacco da ogni seduzione della modernità, avrebbe affascinato Pasolini.
Uno dei primi viticoltori che ho conosciuto quando ho iniziato ad occuparmi di vino per il Mattino, prima che il timone della cantina passasse al figlio Mario, schietto e silenzioso come lui. Ricordo le prime visite, passata la strada dei torroni a Dentecane, tra botti grandi dalle quali esce ancora un Taurasi franco e sincero. Pochi vini come il Campoceraso 1993 mi sono rimasti impressi nella memoria.
L’azienda fu fondata nel 1920 da suo padre Eliseo e ha dapoco compiuto, in Campania si contano sulla punta delle dita delle mani, un secolo di storia.
Ci mancherà il suo silenzio, il dolce ricordo di pomeriggi passati a degustare i suoi vini e poi quelli di Mario, quando l’odore dei camini accesi riscaldava l’anima e il corpo dal freddo dell’Irpinia di una volta.
Oggi tutto è cambiato, giusto e bene così. Se ne va non un pezzo del passato, ma della modernità.
Dai un'occhiata anche a:
- Roberto Canestrini, l’enologo giramondo più esplosivo che ci sia
- Pietro Macellaro, dalla fava di cacao alle sue fantastiche uova di Pasqua
- Ci lascia Sandro Brini, per riabbracciare in cielo la figlia Maria Felicia
- Ciccio Vitiello: la sostenibilità è un modo di vivere, non un obbligo
- Maddalena Fossati: la cucina è un valore identitario e noi lo abbiamo capito
- Nando Salemme di Abraxas e l’osteria contemporanea
- L’uomo cucina, la donna nutre – 13 La vera storia di Assunta Pacifico del ristorante ‘A Figlia d’ ‘o Marenaro
- Roberta Esposito, la pizzaiola della Contrada e la metanorfosi di Aversa