Piano piano il mondo del vino così come l’ho disegnato inizia a perdere pezzi.
Così è la vita, per fortuna c’è il ricambio generazionale, ma io inizio ad essere provato da queste perdite.
Da pochi minuti la notizia della scomparsa di Erminia Di Meo, una delle prime donne del vino della Campania, che gestiva insieme al fratello Roberto, presidente di Assoenologi campani, l’azienda a Salza Irpina, apripista del Fiano di Avellino.
Ci eravamo visti il 24 febbraio ad Avellino durante la manifestazione Irpinia da Amare , la sua ultima uscita pubblica, e ci eravamo lasciati con una sua battuta: “La neve è andata via, ora puoi venire così non dici che ogni volta che vieni da noi muori di freddo”.
Il riferimento, il legame che ci univa, era alla mia prima visita aziendale, un inverno del 1996 con un freddo pazzesco in una mattinata in cui persino la macchina mi lasciò a piedi.
Restammo insieme oltre quattro ore perché Roberto volle dimostrarmi che il Fiano migliorava con gli anni. E fu così che feci la mia prima verticale artigianale andando a ritroso di cinque anni, che oggi fanno ridere ma che allora fu sconvolgente come l’annuncio della vita su Marte.
Da allora la frequentazione è stata intensa e costante, sempre nel pieno rispetto dei ruoli reciproci.
Voglio ricordarla, cari lettori, ed esprimere le mie condoglianze ai fratelli Generoso e Roberto sperando che questa perdita irreparabile, lei il ponte tra i due come sempre succede alle sorelle strette dai maschi, li spinga a continuare il loro lavoro serio, straordinario, laborioso di una azienda che oltre ad essere della famiglia Di Meo è anche un vanto per tutto il Sud
Un abbraccio forte.
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