CANTINA GIARDINO
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Non vorrei scoraggiare nessuno, ma per me il vino ormai è sempre più bianco, e tra i bianchi è sempre più ambrato e acido: come, meno estremista, l’Antece di Bruno De Conciilis (un caso ultima edizione 2004?).
A onor del vero è proprio l’effetto spiazzante una delle caratteristiche più belle, vini dal colore decennale e freschi come appena imbottigliati, un po’ come quelli con i capelli bianchi a trent’anni. Ma non pensate a Peppe Severgnini perché quello non è mai stato giovane, come la pecora Dolly dopo un’ora dalla nascita aveva già 50 anni.
Con l’amico e collega Francesco Aiello ci concediamo prima l’aperitivo sulla terrazza Blu a guardare quello che sarebbe stato l’ultimo tramonto di questa estate vivace, poi la scelta di restare a cena e nella monumentale carta scegliamo, anche perché siamo ospiti (questa notizia è diretta, come sempre, a quelli dei corsi di recupero) questo timido vino venduto a 30 euro. Voilà, il sommelier Marco, piombato dalle Calandre dopo che Nicoletta Gargiulo è diventata mamma, appare sollevato. <Grande vino, ma quando i clienti vedono il colore ci sono sempre problemi>. Meno male, penso, altrimenti non lo avremmo trovato, il nostro benessere è di continuo alimentato come in questo caso dalle scelte sbagliate dei coglioni, stiamo a firmare petizioni per la loro tutela.
Beh, adesso non vogliamo deludere i sempre più numerosi fan del nostro Mauro Erro, a cui comunque abbiamo dedicato un minuto di raccoglimento prima dell’ultimo goccio, e dunque rimandiamo alle sue belle note letterarie del 2005 la descrizione del vino da cui l’annata precedente in fondo non si discosta molto.
Ma ve ne parliamo per lasciare traccia scritta e non perdere la memoria in questi giorni convulsi, ancora quindici e poi basta, speriamo.
<Si sentono i tannini> dice Francesco. Ed è così. Supera tutti i piatti, anche il petto d’anatra in riduzione di frutti di bosco, tranne le chele di astice in pastella, più forti di lui.
Sullo sfondo c’è Capri immersa nel suo suicidio collettivo e noi usciamo arricchiti da due considerazioni, una gastronomica sul rapporto tra dolce e cena di cui parleremo in settimana e l’altra sul rapporto tra il colore e le generazioni.
Sì, perché il sofismo di questo vino, coccolato sulle fecce e non filtrato, è nell’essere modernamente antico.
Insomma, i nostri nonni non hanno mai bevuto bianchi che non fossero di questo colore e anche io li ricordo tutti, quelli del contadino. Ma il punto negativo di quei vini era l’esatta corrispondenza tra lo stato evolutivo e il colore, ossia Tokyo decadence.
Qui, invece, c’è sapienza enologica moderna, capace dunque di difendere profumi e acidità con le fermentazioni controllate senza per questo tradire lo spirito del vitigno.
Avviene dunque che tu bevi una tecnica che non è antitesi a quella antica, ma sintesi: il naso giustamente resinoso ricorda antichi profumi degli uomini del Dopoguerra, penna e calamaio, in bocca l’acidità impera e il Greco mostra tutta la sua smisurata capacità di erezione, aiutato tra l’altro da un’annata piovosa.
Noi non pensiamo che tutti i vini debbano essere così, ma siamo convinti che senza di loro la viticoltura italiana è destinata alla chiusura.
Il vino è stato scaraffato da Marco, spaventato anche dall’etichetta ormai bruciata dall’umidità, ma non era l’ossigeno quello di cui aveva bisogno. Bensì la luce del nostro sole di Capri: quello che splenderà per sempre sino a che qualcuno lo potrà raccontare.
Sede a Ariano Irpino, via Petrara 21/b
Tel 0825-872288, fax 0825-873084.
www.cantinagiardino.com
Vitigni: Aglianico, Fiano, Greco, Coda di Volpe bianca, Coda di Volpe Rossa.
Bottiglie prodotte: tra le 10.000 e le 15.000.
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