Una festa per tutti, questa è l’atmosfera che si respira e si vive a Masseria Spina a Monopoli (BA) un “gruppone” di artigiani del vino che sa coinvolgere con i loro sorrisi, che usano il vino come mezzo per rivedersi e godere della loro amicizia.
I vini sbicchierati puoi chiamarli artigianali, veri o naturali di certo sono succo di uva fermentato senza “aiutini” …
Ho iniziato a frequentare questi simpatici produttori incuriosito da questo mondo e non mi sento di giudicare nessuno, se mi piace bevo se non mi piace saluto e vado via con un abbraccio o una stretta di mano, e la cosa più importante sono tutti disponibili e nessuno se la crede…
Ho incontrato tanta bella gente dove la parola d’ordine è solo “divertirsi, gioire e bere senza pensieri, senza tante seghe mentali su profumi, persistenze e struttura del vino: ma ammetto di aver trovato tanti vini ben fatti.
Sono vent’anni che frequento degustazioni dove tutti iniziano a fare le pulci nel bicchiere a fare a gara a trovare questo o quel difetto o pregio, ognuno entra in una dimensione ascetica e per far vedere che esistono e capiscono fanno i sapientoni agitando i bicchieri in alto, quasi come se fosse un mezzo di comunicazione per mostrasti, farsi notare, comunicare “anch’io c’ero”.
E poi selfi, fotto ovunque, definizioni infinite per giustificare i tanti soldi spesi in corsi sul vino; mentre qui in mezzo a questi “caciaroni” la comunicazione si limita al “mi piace”, “sinceramente preferisco il primo” e mai terminologie tecniche, o al massimo sono gli occhi a comunicare, piacevolezza o meno, perché qui ognuno rispetta il lavoro dell’altro senza denigrare o sottovalutare.
In queste serate non ho mai visto girare bicchieri in alto, non ho mai visto tanti nasi nel bicchiere, ma solo gente che riempi con gioia i calici e li usa per comunicare come se ci fosse un linguaggio non codificato ma solo per suggellare la loro amicizia.
Ecco questo è il mondo dei produttori artigianali, vignaioli per caso, ingegneri, architetti, Ammiraglio in pensione, ecc. che si dedicano a trasformare le loro uve come meglio gli viene: ed è l’annata a fare il vino e la loro esperienza che cresce anche confrontandosi durante queste serate…
Una cosa è certa, a fine serata vai a casa sorridendo, un po’ brillo, leggermente allegro, ma mai con il mal di stomaco e, la mattina dopo sei arzillo come un bambino senza mal di testa.
Qui vale la regola “bevi e divertiti”, non porsi troppe domande su metodi di lavorazione, acidità e tante altre “minchiate” studiate o solo perché le ha dette il super sommelier.
Prima di darvi i consigli “per sbevachiare” voglio evidenziare che tutti questi vini sono con fermentazioni spontanee, quasi mai filtrati, sempre in agricoltura attenta all’equilibrio fra territorio e vigna, prodotti sono con le uve delle loro vigne e mai comprate, nessun aiutino durante le fermentazioni e ogni vino e diverso per ogni annata. Poi possono piacere o meno, pazienza basta non comprarli e non berli ma non scassate gli zebedei aggredendo chi si vuole solo divertire e godere di una stretta di mano e di un abbraccio stringendo un bicchiere di vino.
Il primo che approccio e rivedo con piacere è Oreste Tombolini che produce un Primitivo tradizionale in provincia di Taranto anche in versione rosato e, vi consiglio di visitare il suo sito per capire lo stile di lavorazione di questo nettare che a me “mi piace assai”: il frutto è onnipresente e nei profumi emergono nuance d’incenso, melograno e note florali; nel berlo è la salinità con un’alta acidità che stupisce.: https://brandisio.it/
Con mia grande sorpresa ritrovo il mio amico Massimiliano Palusci, a cui si deve la produzione di un olio eccellente in Abruzzo, ma il suo Pecorino è sempre diverso dagli altri, è un vino che assomiglia tutto a lui, inizialmente scontroso ma poi si apre e si concede con tanta amicizia: le note agrumate con sbuffi di spezia bianca e sprazzi di affumicato inizialmente stupiscono ma poi ti conquistano; il sorso è irruento con note agrumate e tanta acidità – tipico del Pecorino – e un frutto sempre presente con un finale succulento e minerale: http://www.olivetopependone.com/
Finalmente si infittisce il gruppo di produttori che realizzano dei vini a rifermentazione in bottiglia: chiamatelo “artigianale” o “ancestrale” certo è il metodo dei nostri nonni che volevano fare un vino brioso per le feste di Natale. Ed ecco il giovane De Maio (http://www.tenutademaio.it/) con l’On the Moon, che si cimenta con un buon risultato a rifermentare in bottiglia il Bombino Bianco un vitigno tutto pugliese che si fa bere con facilità, senza menate tecniche i profumi sono puliti e la bevuta e fresca e sincera: bevete e tacete…
E non poteva mancare il grande Antonio Cascarano (http://www.camerlengodoc.it/) , uomo di cultura prestato al vino che ha fatto un grande lavoro di recupero di vecchi vigneti a Rapolla realizzando un Aglianico il Camerlengo da bere senza sosta, sempre rispettando metodi di lavorazione classiche tradizionali senza particolari protocolli: se si lavora bene in vigna l’uva sarà sana il vignaiolo deve solo gestire la fermentazione in modo naturale senza tante alchimie. Quella sera ho bevuto il rifermentato Jinnete di cui ho scritto nel seguente link: http://www.andreadepalma.it/cascarano-antonio-rapolla-jinnete-ancestrale/
Altro uomo di cultura prestato al vino è l’Architetto Leonardo Pallotta che dalle vigne di famiglia a San Severo produce un ottimo Nero di Troia il Donna Clelia, da provare assolutamente, ma vista l’estate ho bevuto il suo rosato I Tre Volti prodotto anche in versione bianco e rosso.
In questa versione Leonardo utilizza le uve di Montepulciano – molto diffuse nella Daunia – e di Negroamaro, il risultato è incoraggiante visto il frutto integro nei profumi e al palato. Le note di arancia rossa e melograno prima si percepiscono nei profumi ma poi si legano alla nota minerale e alla notevole acidità nel berlo. Una bevuta che ci riporta indietro con il pensiero facendoci riemergere ricordi passati e sapori della tavola contadino. http://www.cantinepallotta.com/wp/
Concludo con queste mie riflessioni:
“il vino deve rievocare ricordi, preservare la memoria, custode di emozioni”
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