di Giuseppe Giorgio
Sono tantissimi gli anni che per Napoli e i napoletani, nella storica Piazza Dante il ristorante “Al 53” si conferma come un punto di riferimento e d’orgoglio. Legandosi da oltre un secolo alla tradizione e alla storia locale nel segno della bontà e della qualità di piatti unici ed identitari, il centenario locale curato e gestito da Angelo Martino continua a porre in primo piano specialità di una terra senza tempo. E ciò, fino a conquistare un posto d’onore nel cuore dei partenopei.
Con il maestro di casa Angelo, erede e custode di una tradizione di famiglia iniziata già sul finire dell’Ottocento, lo storicizzato ritrovo culinario giorno dopo giorno si attesta ai vertici della classifica delle top del settore, confermandosi come uno di quei luoghi culto della città. E restando in tema di piatti tipici della tradizione, il ristorante “Al 53 ” di storia da raccontare ne ha davvero moltissima. Tant’è che a proposito del Carnevale, l’inarrestabile patron e il suo chef Michele Cecere, propongono insieme alle altre delizie legate alla tipica festa, la mitica “Lasagna”. Un piatto la cui invenzione, così come lo conosciamo noi oggi, è da sempre oggetto di una lunga diatriba tra Napoli e Bologna.
Onnipresente sulle tavole dei partenopei a Carnevale, tra polpette, braciole, migliaccio, sanguinaccio e chiacchiere, la “Lasagna”, soprattutto tra febbraio e marzo, si è ritagliata uno spazio di riguardo nei menù dei ristoranti e trattorie all’ombra del Vesuvio.
Tant’è che, conquistato un posto d’onore nelle proposte del “53” viene servita, dopo un’attenta cottura in forno, immersa in un eccezionale ragù di carne, con le sue tipiche sfoglie di pasta ben divise da una succulenta farcitura di ricotta, provola, mozzarella, uova, polpettine fritte di carne e parmigiano.
Insieme alla “Lasagna” nel locale di Angelo Martino, ovviamente, non mancano gli altri piatti che ben si associano al periodo. Tra questi, “Genovese” a parte, le “polpette al ragù”, i “fagioli di Controne con scarole”, le “papaccelle” di Brusciano, le “olive caiazzane” e per gli amanti del mare, uno squisito “polpo all’insalata”, il tutto abbinato alle migliori etichette di vino prevalentemente campane.
Spazio finale, neanche a dirlo, nel Carnevale del “53” spetta al “Migliaccio” che deve il suo nome al latino, “miliaccium”, pane di miglio. In origine era preparato con farina di miglio e sangue di maiale, ed il suo profumo e sapore lo rendono molto simile alla pastiera napoletana.
Nel ristorante di piazza Dante, il numero civico, da sempre, è quello che offre il nome allo stesso locale, tra storia e tradizione, la sapienza e la qualità sono davvero di casa così come il sapore inimitabile di piatti senza tempo capaci di fare rivivere giorno dopo giorno, usanze, passioni e momenti di infinito piacere per il palato e lo spirito.
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