A Capri nuova cantina, la prima vendemmia di Scala Fenicia

Pubblicato in: Diario di Capri

di Marina Alaimo


Solo chi è abbastanza folle da credere che i sogni si realizzano prima o poi riesce per davvero nell’impresa. Nella famiglia Koch di follia ne ho apprezzata in dosi sufficienti da produrre l’energia necessaria per concretizzare il progetto di produrre vino a Capri, l’isola dell’amore. La grande difficoltà sta nel fatto che siamo su una piccola isola, dove non vi sono i materiale necessari ad attrezzare una cantina ed il vigneto, ma bisogna farli arrivare via mare, con grandi difficoltà ed a costi notevolmente alti. Anche la morfologia del terreno complica notevolmente l’impresa, essendo gli spazi a disposizione molto angusti e notevole la pendenza.

Basti pensare che la vendemmia è totalmente manuale e che le cassette di uva sono state trasportate tutte a spalla, su e giù per le ripide scalette di pietra che attraversano i vigneti a terrazza, strappati alla parete rocciosa del Passetiello. La posizione geografica nella quale è ubicata Casa Rosella, la residenza estiva della famiglia Koch, è incantevole, davanti la vista sul mare, alle spalle la vigna e l’uliveto sovrastati dal monte Solaro. Si accede alla casa, e quindi alla cantina, dall’antichissima Scala Fenicia, un tempo unico accesso da Marina Grande ad Anacapri, che solca  come una ferita lunga e profonda il monte Solaro.

All’imbocco della Scala c’è la chiesetta di San Costanzo, protettore di Capri, al quale, in questo periodo dell’anno, i vignaioli dell’isola accendono numerosi lumini votivi, per accattivarsene i favori durante la vendemmia, usanza riconducibile all’antico rito del dio Bacco. La cantina ha dimensioni lillipuziane, è appena 40 mq. ed è stata ricavata da antiche cisterne romane, nella prima metà del 1800. La data è leggibile sull’antico torchio e la macina utilizzati per la produzione dell’olio d’oliva, ancora presenti in cantina.  Il vigneto ha un’estensione di 3500 mq., qui si allevano a pergola ed a filare, in promiscuità con piante di limoni ed ortaggi, biancolella, falanghina, greco e piedirosso. Le piante hanno una cinquantina di anni, sono coltivate a regime biologico da Giggino, vignaiolo di famiglia, caprese autentico che non ha mai lasciato l’isola nei suoi 74 anni di età.

Giggino è una sorta di fauno che si aggira silenziosamente tra i vigneti, ha le mani e la schiena erosi dal lavoro in vigna, il viso solcato profondamente dal sole. Considera la vite, l’olivo ed il limone  sue creature, vi si dedica con totale devozione,  ripetendo da sempre quei gesti antichi, tramandati da suo padre, che hanno permesso la sopravvivenza di questa piccola oasi incantata. L’azienda si avvale della collaborazione dell’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi, il quale si è occupato del restauro dell’antica cantina, di attrezzarla con macchinari adeguati alla esigue dimensioni degli ambienti e del lavoro in vigna.

La vendemmia si è svolta in un clima acceso di solidarietà: parenti, amici e vicini di casa hanno lavorato assiduamente trasportando a spalla le cassette dell’uva in un ritmo costante ed operoso che ha permesso di vedere finalmente il mosto in fermentazione. Il vino prodotto sarà un Capri doc bianco, l’unico ad essere prodotto in tutte le sue fasi sull’isola. Titolare dell’azienda è il giovane Piero Andrea Koch, laureato in filosofia e musicista, fortemente deciso a perpetrare nel tempo il fascino incantato del vigneto di famiglia, ma con l’ambizione di trasformare tutto ciò in un’attività concreta e valida. Sono curiosissima di assaggiare questo vino, figlio della follia e della bellezza.


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