Fin troppo facile sintetizzare dicendo che il Greco di Tufo si presenta tendenzialmente più “esuberante” del Fiano di Avellino, un vino che – invece – spesso definisco più “sofisticato”. Non fa eccezione il nuovo Greco di Tufo di Tenuta Scuotto con una complessità stratificata che però non si slabbra mantenendosi nei confini precisi dell’eleganza della collezione Mythic presentata nel 2023. “Tre vini, tre vitigni, tre storie da raccontare” che si affianca, con etichette studiate e rappresentative, alle altre già presenti e conosciute di questa azienda a conduzione famigliare dalla visione internazionale.
Apprezzo l’intraprendenza promozionale di Adolfo Scuotto, è grazie lui che conosco la sua realtà irpina da molti anni. Sin dal primo incontro mi sono innamorata del suo Fiano ‘Oi Nì’, che ha infatti un gran successo nonostante gli scettici dei primi tempi, e l’ho sempre riconosciuto alla cieca nelle commissioni di assaggio non tanto per le note o i tratti gustativi ma per il tocco fine e accogliente che non delude mai. E adesso mi succede anche con il Greco di Tufo “Kuris”, come accaduto in occasione dell’ultima edizione di Campania Stories, ad esempio, svoltasi proprio in Irpinia. Goloso ma non ruffiano, rotondo ma non snaturato nella sua verticalità, un vino complesso e coerente dalle note di Ambrosoli e agrume candito, pesca sciroppata e torrefazione. Denso di carattere e sensazioni senza necessità di prefazioni, dal finale lungo e asciutto, decisamente appagante.
Kuris è un Greco di Tufo Riserva, 100% uve greco, lavorato in barrique dove matura per almeno 12 mesi prima di essere imbottigliato senza alcuna filtrazione. Alla stessa linea (Mythic Collection, appunto) appartengono il Fiano di Avellino DOCG Biologico e il Malgré, Campania rosato IGT (da uve Aglianico), tutti con etichette, molto accattivanti, che richiamano i miti del territorio. “Kuris” (da CURIS nella lingua osca) sarebbe la lancia sottile con una punta di ferro a forma di foglia rappresentata in raffigurazioni pittoriche di un guerriero, lancia che in tensione, appunto, corrisponde alla verticalità del vino. Per quanto riguarda, invece, l’immagine dell’etichetta, troviamo un volto umano insieme al lupo, tipico simbolo della popolazione irpina (Hirpus nella lingua osca).
Uno studio condotto, con non poca fatica vista l’esiguità delle fonti scritte della lingua osca, dallo stesso Adolfo che mai trascura gli aspetti legati alla comunicazione dei suoi vini ed è riuscito a combinare storia e piacevolezza grafica per completare un progetto che, in ogni caso, parte dalla qualità assoluta del prodotto.
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