di Marco Galetti
“Se ho i soldi necessari per andare in tutti i locali che voglio recensire o sono un professionista o sono ricco… non è un caso che i blogger nascono anche per parlare di quel pop food che prima era bellamente ignorato dai giornalisti: pub, pizzerie…”
Questo afferma, con acume e andando dritto al punto, Evelina Bruno commentando l’interrogativa retorica di Luciano Pignataro che si chiede se i pranzi stampa servano o meno a far conoscere un locale.
Se, come continua Luciano, il riferimento sono e debbono essere i lettori, per cui le recensioni devono essere fatte con passione e spirito di servizio cercando di dar voce alla qualità, credo che ogni tastiera nascente possa e debba trovare il proprio spazio iniziale in una pizzeria, in una vigna, in una trattoria di quartiere adattandovisi ed aderendo ad essa lasciando la propria impronta come su un cuscino memory, marcare il territorio, ed amarlo…
Passi l’amico al quale non puoi dire di no.
Passi la riunione di fufblogger gonfi come canotti e in bilico come cornicioni.
Passi la cena in riva al mare dove l’unico scopo è stappare.
Per il resto, passi lunghi e ben distesi, evitare pranzi stampa e cene ad invito (o quanto meno non recensirle) evitare serate scontate a costo zero, la contraddizione è solo apparente, muoversi da soli o in coppia, preferibilmente a pranzo, evitare il fine settimana e osservare con spirito critico e con un po’ di spirito ed autoironia, umilmente … credo sia meglio specializzarsi in qualcosa che far mediamente bene (o più probabilmente male e superficialmente) tutto, poi se la passione, la conoscenza, la disponibilità di denaro consentono di allargare cerchio e giro vita, un due tre stella, il gioco consente di non scendere mai dall’ottovolante e di far scoprire al palato paesi lontani ed esotici.
Proprio oggi, facendo zapping sul web nel reparto food and wine, un dovere e un piacere per chi ha la mia passione, mi sono imbattuto in un articolo, a metà tra il redazionale e l’altra metà pure, che descriveva a grandi linee e a grandi foto alcune valide pizzerie milanesi, dieci schede con suggerimenti e indicazioni che pur essendo state scritte col freno a mano tirato, per scelta, non certo per i limiti dell’autore, non ho potuto comunque fare a meno di leggere, informazione ben fatta, essenziale ma non banale.
Allora mi chiedo, se una testata di rilievo concede giustamente spazio ad un articolo come questo, credo ci sia spazio di manovra anche per quei giovani che vogliono iniziare a scrivere di cibo senza doversi prostituire, né svenare.
Dunque caro scrittore in erba, se l’erba fumata ti consente un piccolo ragionamento ed un rapido calcolo, c’è spazio, per te e per tutti quelli che hanno quest’ambizione e motivazione, serve solo un po’ di passione, a tal proposito faccio mie le parole di ELLEPI : “passione, che dovrebbe consentirti, di trasformare fredde elencazioni di descrittori in atto d’amore”.
Calcolando una Marinara e una Margherita a settimana potresti toccare con mano e con bocca oltre cento pizze all’anno, di ogni locale potresti fare un paio di foto col tuo telefonino e prendere qualche appunto, con coerenza e correttezza cercare un’identità, è difficile ma è fattibile, lo spunto te l’ho dato… nell’arco di dodici mesi potresti permetterti di scagliare una freccia che condensa cento pizze e, rispettando comunque chi lavora anche se non al meglio, anche qualche frecciatina, potresti vedere le differenze tra un petalo e l’altro, apprezzare l’uso dell’aglio, cogliere sfumature pomodorose e petalose, sentire l’odore e il sapore che sembrava uniforme, dar forma, insomma, ad un tuo manuale della pizza, come sai, checché ne dicano, alla base di tutte le pizze non ci sono cornicioni biscottati, o spicchi gourmet, non ci sono prodotti costosi o locali stilosi, ci sono queste due grandi preparazioni Artigianali, Tradizionali, Popolari, Secolari e sempreverdi, pardon bianco rosse, come le gote di quella ragazzina con la quale hai assaggiato la tua prima pizza e i tuoi primi petali… augh
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