Non ci può essere dubbio quanto si tratta di Fiano: berlo prima di un anno dalla vendemmia, ovunque sia stato coltivato, è qualcosa di perfettamente sbagliato e inutile. Ne abbiamo avuto l’ennesima riprova durante la serata di gala a Vinilia Resort organizzata da Monica Caradonna e Ilaria Donateo per sostenere il cuoco pugliese Martino Ruggieri, braccio destro di Yannik Alleno al tristellato parigini Ledoyen. Siamo partiti con il 10 Grana, un Fiano del Salento lavorato in acciaio che avevo provato durante una mia precedente visita la scorsa primavera. In questo primo assaggio non mi aveva colpito particolarmente, il solito vino bianco pugliese corretto ma senza effetti speciali. Beh, che dire è bastato attendere altri dieci mesi di bottiglia per dar modo a questo Fiano di evolvere e diventare decisamente più complesso senza perdere minimamente in freschezza e grinta. Sappiamo che la Puglia è regione rossista con il suo magnifico tridente Primitivo-Negroamaro-Nero di Troia e che nessun produttore, tranne forse I Pastini on il Fiano Minutolo, si è mai dedicato seriamente ad un progetto di lungo termine con un bianco. Eppure siamo convinti che le potenzialità non mancano come ha dimostrato questa bottiglia dell’azienda della famiglia Lacaita, cento ettari coltivati attorno ad una vecchia masseria dell’800 completamente ripresa non lontana da Manduria. Vale forse la pena di farci un pensiero anche se siamo in terra di Primitivo, non rassegnarsi a fare bianchi potabili ma spingere un po’ in più per ottenere certamente risultati più appaganti. Noi ne siamo usciti convinti perché il Fiano è uva che non solo resiste al tempo, ma sviluppa aromi molto interessanti. Già succede con il Fiano del Cilento, non si capisce perché non si debba provare anche nel Salento.
Chi vivrà, berrà.
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