la bellezza serve alla vita
la bellezza non serve all’arte, all’artista.
ecco, in sintesi, quello che sta accadendo (che è accaduto) in questi anni nell’estetica contemporanea. ecco cosa dice, oggi, in che termini si esprime cioè, chi decide cosa è bello (in un’epoca) e cosa non è più (considerabile) bello.
oggi (e cioè, per gli artisti, questo secolo trascorso) tutto si è capovolto, anche e persino il concetto di stato, di ideologia, di politica, di bene pubblico. tutto. l’uomo sembra(va) smarrito: tutto, alla fine del 1900 sembrava poter appartenere all’arte. gli artisti si rintanarono nella torre d’avorio, utilizzando un codice, un linguaggio, incomprensibile alla ggente “normale”.
poi, lentamente, lentissimamente, ha ritrovato (o sta ritrovando) qualcosa. partendo da se’ stesso, dalla sua schietta fisicità, dal suo essere nudo. n-a-k-e-d. dalla ri-scoperta dell’Estetica.
vediamo come dall’abbigliamento alle motociclette, all’elettronica, ai film, agli assoli di chitarra delle canzoni, oggi tutto tenda verso una struttura da mostrare, da gustare: all’impalcatura, all’essenza solida. il di-più è disvalore, nessuno più porta l’orologio se ha un telefonino con se’. nessuno vuole un “di-più” nel piatto al ristorante. ma vogliamo tutti un bello che, pur essendo bello abbia, possibilmente, meno (meno o i giusti grassi, meno o i giusti chilometri, meno o i giusti ingredienti, meno o i giusti colori, ecc.).
una “tabula rasa”, un “ground-zero”, una rinascita del gusto (vedi gli studi del filosofo americano artur danto) che ha valore in se’, perché non ha orpelli se non quelli utili, quelli diciamo “naturali”. una nudità che è povertà e ricchezza, un’austerità che è punto di partenza di grande valore. anche morale o salvifico. (che è poi il monito di petrini).
frutto di una sapienza millenaria il vino da’ significato alla vita perché è esperienza artistica (non però alla maniera dei “fluxus”, che consideravano l’aspetto percettivo puro di un cibo o di una bottiglia di vino, quanto piuttosto all’esperienza estetica-degustativa (e cioè all’atto alimentare), non disgiunta alla conoscenza, “storicamente” intesa, del vigneron che l’ha prodotto.
‘a vita 2008, degustato oggi 16 luglio 2010, è un punto di partenza morale.
è un vino bello che è, insieme, esperienza artistica (perché esso è un vino che non fa oggettivamente parte degli oggetti reali, quotidiani), poetica. un vino che lacera il bicchiere e le labbra e ti spinge a compiere un volo.
ti calma più d’una benzodiazepina, ti distende il cervello, ti ridà speranza, è un punto di partenza di bellezza contemporanea, nostra, presente. forse persino etica. un vino che invita al brindisi e che ci riappacifica.
gp
Sede a Cirò Marina, Strada Statale Ionica 106,
tel. 096231044, 329.0732473
www.vignadefranco.blogspot.com.
Ettari: 8 di proprietà.
Enologo: Francesco De Franco.
Bottiglie prodotte: 10.000.
Vitigni: gaglioppo, magliocco, greco nero e greco bianco.
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